
Borracce in alluminio? Forse è meglio di no, grazie!

Pare che una nuova, o rinnovata, coscienza ambientalista abbia portato sempre più cittadini ad adottare soluzioni eco-friendly nei propri consumi e stili di vita. Bene così, è un punto di partenza per raggiungere, si spera nel minor tempo possibile, uno status accettabile e sostenibile dei nostri standard di vita post-moderni. Certo, la gente comune ha un potere diretto enorme, proprio grazie alle scelte che si traducono in abitudini quotidiane, però senza un equilibrato e oculato intervento dei diversi settori economico-produttivi (in questo senso ecco il potere “indiretto”) si rischia di inceppare il meccanismo virtuoso che si vorrebbe o dovrebbe innescare.
Basti pensare alle tante proposte di oggetti, servizi, cibi e bevande che - nonostante una superficie di ecocompatibilità - si rivelano ben poco validi, se non addirittura dannosi. Non si può nemmeno demonizzare in assoluto il profitto, alla base di ogni attività economica, motivo per cui non è sensato ipotizzare una filiera che guardi solo all'aspetto “green” e salutista a discapito delle esigenze aziendali. Serve una mediazione ragionata, ma questa non può prescindere dall'apporto imparziale della scienza e della corretta informazione. Questo preambolo ci porta dritti al punto che, nello specifico di questo articolo, riguarda l'uso delle borracce in alluminio in sostituzione di quelle in plastica, ben più diffuse su scala mondiale.

Innanzitutto è bene conoscere il materiale. Parliamo di uno degli elementi più diffusi in natura, terzo elemento più abbondante dopo l’ossigeno e il silicio: la bauxite – il principale minerale da cui si ricava – costituisce circa l’8% della superficie terrestre. Si tratta di un elemento chimico della tavola periodica degli elementi, con numero atomico 13. Il suo simbolo è Al ed è identificato dal numero CAS 7429-90-5. Metallo duttile color argento, si estrae come detto principalmente dai minerali di bauxite ed è notevole la sua morbidezza, la sua leggerezza e la sua resistenza all'ossidazione, dovuta alla formazione di un sottilissimo strato di ossido che impedisce all'ossigeno di corrodere il metallo sottostante. Il suo impiego si è diffuso moltissimo per le caratteristiche generali, ed anche al fatto che può essere riciclato al 100%. La nota dolente, però, è dietro l'angolo.
Se guardiamo al materiale in sé e al suo corretto riciclo, l'uso dell'alluminio sarebbe ottimale ed auspicabile, ma la filiera di produzione non lo è affatto. I giornalisti di The Star hanno portato avanti un’inchiesta per stabilire se negli USA la scelta dell’alluminio sia davvero ecologica, ma hanno scoperto che «[...] il tentativo di sostituire la plastica con l'alluminio deve affrontare alcune sfide negli Stati Uniti. I vantaggi ambientali dell'alluminio sulla plastica dipendono in larga parte dalla frequenza con cui i consumatori riciclano i contenitori. Circa 100 miliardi di lattine vengono consumate ogni anno in Nord America, secondo John Hayes di Ball. Un altro problema è il potenziale gap di offerta nel settore dell'alluminio statunitense, secondo l'analista di Wood Mackenzie Uday Patel. Non è chiaro quale sarà il tasso di produzione richiesto per la sostituzione di bottiglie di plastica con foglio di lattina, ha detto. Circa il 15% del consumo statunitense di fogli di lattine di alluminio dovrebbe provenire dalle importazioni quest'anno, rispetto al 10% dell'anno scorso e al 7% nel 2017, secondo Wood Mackenzie. Si prevede inoltre che il mercato americano registrerà un deficit di 200.000 tonnellate quest'anno, in aumento rispetto a una carenza di 115.000 tonnellate nel 2018 e 80.000 tonnellate nel 2017».

Occhio anche all'aspetto salute. In passato venivano utilizzati prevalentemente rivestimenti polimerici di natura epossidica, da monitorare costantemente: cadute accidentali o usura potevano portare al loro deterioramento, esponendo direttamente il metallo alla bevanda e accentuando potenziali fenomeni di migrazione (l’alluminio è un metallo tossico per il sistema nervoso, può danneggiare le ossa e compromettere la funzionalità renale). Oggi, invece, il rivestimento più gettonato è di natura ceramica: si tratta di un materiale molto più resistente all’usura, ai danneggiamenti meccanici, e in grado di mantenere inalterate le caratteristiche organolettiche (odore, sapore) delle bevande. È bene tuttavia verificare l’uniformità del rivestimento durante la fase di acquisto: recenti ricerche hanno evidenziato che se lo strato ceramico presenta irregolarità e increspature, è molto facile che si formino e prolifichino muffe e batteri. Inoltre, bisogna sempre controllare - nelle etichette delle borracce - che ciò che contiamo di conservare sia adatto, dato che in alcuni casi non sono progettate per contenere liquidi grassi come oli e latte, o bevande acide come i succhi di frutta e le spremute di agrumi, i drink energetici oppure liquidi caldi.
Alla luce di ciò e posto che l'uso della plastica, soprattutto quella usa e getta, vada contrastato il più possibile, bisogna trovare altre risposte alle esigenze di consumo e di mercato. Una proposta interessante sembra essere quella dell'utilizzo dell'acciaio. La sua produzione ha bisogno di basse quantità di energia (a differenza dell’alluminio), è completamente riciclabile in tutta sicurezza poiché non contiene vernici che possono risultare tossiche, ha una lunga durata ed è resistente agli urti e soprattutto alla corrosione (a differenza dell’alluminio), quindi inerme nei confronti delle sostanze in essa contenute. Certo, il peso di una borraccia in acciaio sarà sicuramente maggiore, ma nessuno ci obbliga a utilizzarla come un manubrio da palestra per ore e ore!
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Andrea Cuscona è giornalista pubblicista dal 2005, catanese, classe '82, laureato in Culture e linguaggi per la comunicazione. “È impossibile non comunicare”. Da questo innato meccanismo parte la sua propensione al giornalismo e alla scrittura, declinati attraverso varie esperienze su carta stampata, TV, radio e web. Si considera uno spirito libero, è impegnato in cause sociali e coltiva diverse passioni.