Inaugurata a Catania la “Casa Sociale delle Donne”, dove le donne sono soggetto di diritti e non oggetto di interventi

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Redazione
09/05/2022 - 04:23

A Catania, in Via Plebiscito n. 627, nel cuore di San Cristoforo, quartiere ad alto rischio, lo scorso 5 maggio è stata inaugurata la "Casa Sociale delle Donne" grazie alla perseveranza dell’Associazione Penelope che, negli anni, si è impegnata a creare un sistema di accoglienza, orientamento, sostegno, tutela legale e accompagnamento verso l’autonomia sociale e lavorativa di persone e famiglia in condizioni di povertà estrema, vittime di fenomeni di sfruttamento, violenza e emarginazione.

La Casa Sociale delle Donne è stata realizzata grazie al finanziamento che Penelope ha ottenuto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri a valere sui fondi dell'8x1000 a diretta gestione statale anno 2019, il finanziamento era rivolto a progetti a favore delle donne vittime di tratta, rifugiati, migranti, richiedenti asilo per motivi di tratta.

«Finalmente siamo sul territorio», esordisce così Oriana Cannavò, vicepresidente dell’Associazione Penelope. «Questa Casa è sicuramente un punto di arrivo ma è anche un punto di partenza, perché è da qui che dovranno partire tutte le attività di assistenza e supporto alle donne che vogliono sfuggire alla logica dello sfruttamento. Vogliamo che sia un luogo dove costruire rapporti interculturali e dare spazio alle propensioni e alla creatività».

È un fiume in piena Giuseppe Bucalo, presidente di Penelope, che afferma con soddisfazione: «Oggi consolidiamo la scelta di uscire dai luoghi paludi, istituzionali e di entrare nel territorio tra la gente». E aggiunge subito: «Attenzione, non si ferma il pericolo di sfruttamento dopo che le donne hanno ottenuto l'asilo, il rischio di essere sfruttate anche a livello sessuale persiste. Per questo inseriamo le persone nei programmi di protezione e le accompagniamo in un percorso verso la consapevolezza dei propri diritti. Questa Casa è un luogo dove le donne potranno organizzarsi per cambiare vita, imparando a proporsi come soggetti attivi in famiglia, nei luoghi di lavoro e nella collettività».

Nella Casa, davvero accogliente con i suoi colori, è stata realizzata una Sartoria Sociale dotata di postazioni con macchine da cucire, dove le donne possono imparare a tagliare le stoffe e cucirle così da diventare sarte in grado di esercitare il mestiere.

Vi è poi una grande e luminosa cucina dove esse condividono il momento della preparazione del cibo e si scambiano le ricette tipiche dei loro Paesi di provenienza.

Ben due locali sono destinati ai bambini: una stanza è un vero parco divertimenti con scivoli e tappeti, l’altra è destinata alle attività creative con tavolinetti, matite colorate e un teatrino con i burattini. Le donne che lavorano possono usufruire di un servizio di baby parking.

«Qui non vi sono né obblighi né calendari di lavoro», precisa il presidente di Penelope. «È fondamentale uscire fuori dagli stereotipi, le donne sono soggetti di diritti e non oggetto di interventi. Il nostro intento è quello di risolvere i problemi a livello collettivo e non per ogni singolo caso magari ricorrendo agli amici e alle cortesie».

Evidenzia quindi le difficoltà che le donne incontrano nel rapporto con il consultorio perché esse non sono abituate al monitoraggio medico della gravidanza ed hanno ritrosia a sottoporsi agli accertamenti che fanno parte della routine. Non conoscono la contraccezione, non hanno adeguata informazione sanitaria, non sanno di poter contare sulla interruzione assistita della gravidanza. Immediatamente ginecologi, ostetriche e assistenti sociali del Consultorio di quartiere, presenti all’incontro, raccolgono il messaggio e comunicano la piena disponibilità apersonalizzareil servizio per adeguarlo alle esigenze delle donne che provengono da altre realtà più arretrate.

«Auspichiamo di affidare questa risorsa alla città. Siamo aperti al dialogo e alla collaborazione con le Istituzioni, le associazioni sono le benvenute», aggiunge Giuseppe Bucalo concludendo il suo intervento. Doverosamente sottolinea la assenza ingiustificabile della Amministrazione comunale e di altri esponenti istituzionali tutti puntualmente invitati all’incontro.

Seguono gli interventi dei membri del team che opera nella Casa, volti ad evidenziare la funzione fondamentale del colloquio con le donne per raccoglierne i bisogni e le domande così da potere organizzare le attività per dare risposte concrete. Illustrano i numerosi servizi offerti: dalla consulenza e assistenza legale alle informazioni di carattere pratico, dalle attività di laboratorio a quelle di socializzazione e relax.

In conclusione gli interventi delle rappresentanti di alcune delle Associazioni presenti come ospiti.

Anna Di Salvo de La RagnaTela ha dichiarato di aderire all’invito rivolto alle associazione essendo la realtà collettiva da lei rappresentata impegnata a fare emergere la visione femminile dell’esistente e il potenziale delle donne, e ad affermarne e difenderne i diritti.

Marisa Falcone di A.D.A.S. ha raccolto l’invito alla collaborazione fatto dal presidente Bucolo, rappresentando che tra gli scopi di A.D.A.S. vi sono la erogazione di beni e servizi a sostegno delle persone in difficoltà, la promozione della inclusione sociale, della cooperazione allo sviluppo, la tutela dei Diritti Umani, civili, sociali e politici, le pari opportunità.

 

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