
La Riserva Naturale Orientata dello Zingaro

Lo scorso 18 maggio 2024, presso la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, si è svolto l’evento “Ancora in marcia!” per rievocare quella “Marcia dello Zingaro” che, proprio il 18 maggio di 44 anni fa, diede il contributo decisivo per l’istituzione della prima Riserva Naturale Orientata della Sicilia e per far conoscere al grande pubblico (e non solo isolano) l’importanza delle azioni di tutela e manutenzione del territorio, di divulgazione della ricerca e di educazione ambientale.
Ma “Ancora in marcia!” è stata l’occasione, anche, per fare il punto su quanto è stato fatto e quanto bisogna fare in materia di prevenzione e recupero in caso di disastrosi eventi come l’incendio (di matrice verosimilmente dolosa) divampato in questa riserva nella notte tra il 29 ed il 30 agosto 2020, quando, a causa del caldo secco, di piogge assenti da settimane e di raffiche di scirocco con picchi di 40 km/h, vennero spazzati via 1.300 dei 1.600 ettari protetti, distruggendo le bellissime palme nane simbolo della riserva ed oltre 500 specie di piante, di cui 40 endemiche. E, con loro, la ricca ed importante fauna che qui aveva un habitat privilegiato.
L’intero territorio continua, nonostante tutto, a mantenere ancora testimonianze significative, risultato dell’evoluzione della natura raccordata, in piena armonia, alle attività dell’uomo nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri. Venne, infatti, abitato fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso da un’ultima famiglia di contadini, nella casa che ospita il Museo dell’Intreccio, che raccoglie testimonianze dell’attività dei maestri intrecciatori, artigiani che realizzavano quanto serviva alla vita quotidiana del tempo, come le “coffe” (le antiche, utilissime ceste, oggi reinventate come eleganti borse) ottenute lavorando le locali fibre vegetali, come il giunco, la palma nana e la, ormai, poco conosciuta disa. Altri due rustici sono stati, invece, riconvertiti per ospitare le testimonianze di altri momenti del vivere, lento e immutabile, delle comunità del luogo. Tale è il Museo della Civiltà Contadina, che conserva non solo gli attrezzi usati per il lavoro ma anche pentole, vasellame e contenitori di terracotta utilizzati per mangiare e mantenere l’acqua sempre fresca; ed il Museo della Manna, che propone gli antichi attrezzi per la raccolta di questa resina dal frassino e per la sua lavorazione (va ricordato che la manna possiede importanti proprietà benefiche: ad esempio, protegge la flora batterica intestinale).Nei locali dell’ex stabilimento destinato, in passato, alla lavorazione dei tonni (marfaràggio) è stato, invece, allestito il Museo delle Attività Marinare, che espone gli strumenti di lavoro usati durante la mattanza e le foto che immortalano il rito della pesca del tonno.
Vicinissimo al Centro Visitatori ed a uno dei due Rifugi (entrambi particolarmente... spartani), un fabbricato propone il Museo Naturalistico, dove, tra l’altro, attraverso dei pannelli fotografici, viene presentata la flora (particolarmente interessante la sezione delle piante officinali utilizzate, per secoli, nella medicina locale e quella dei rituali e rimedi antichi) e la fauna (con riproduzioni di animali costruite con una tecnica raffinatissima).
A parte la Tappa SI V04 Macari - Scopello di Sentiero Italia CAI (Club Alpino Italiano), ricompreso nel progetto nazionale che comprende «luoghi spesso inediti e poco conosciuti, con il fascino, la bellezza e le tradizioni dei loro ambienti», la Riserva Naturale dello Zingaro vanta un buon reticolo di sterrati (da percorrere rigorosamente a piedi) che, in più punti, intersecano i tre principali percorsi che collegano i siti più interessanti posti alla stessa quota.Il primo di questi è il Sentiero alto. Con percorsi in salita ed alcuni decisamente duri, è il più impegnativo; si snoda, infatti, per 17 chilometri superando le cime di Monte Passo del Lupo (868 metri), Monte Speziale (914 metri) e Monte Scardina (680 metri) dove insistono consistenti colonie di Pino d’Aleppo e lecceti.
Il secondo, il Percorso di mezza costa, è di sicuro il più panoramico e spettacolare; si sviluppa per 8,5 chilometri abbastanza agevoli lungo una linea che si trova, mediamente, a circa 300 metri di altitudine sul livello del mare e che permette di arrivare al Borgo Cusenza (un Baglio, abbastanza ben conservato, dove, fino alla fine dell’Ottocento, vivevano quattordici famiglie in maniera autonoma ed autosufficiente, coltivando timilia e ortaggi, ulivo e vite e allevando gli animali che davano carne, latte, uova e mezzi di trasporto).
Il terzo asse che attraversa la riserva da nord a sud è il Sentiero costiero: il più semplice e meno impervio, era dominato dalla palma nana e dalla ricca macchia bassa (ginestre e timo, mandorli e frassini, carrubi e disa). Lungo 7 chilometri, prevalentemente a livello del mare, offre panorami superbi caratterizzati dall’alternanza delle alte pareti di roccia che sprofondano nell’azzurro delle numerose insenature, permette di arrivare alle incantevoli calette Tonnarella dell’Uzzo, dell’Uzzo, Marinella, Berretta, della Disa, Capreria, Mazzo di Sciacca e, volendo, di andare ad apprezzare i notevolissimi fondali antistanti dove è possibile osservare particolari alghe peculiari solo di acque pulite, un vasto campionario di animali marini e, ad alte profondità, anche il corallo rosso.
Quest’ultimo percorso permette, anche, di arrivare - ma con difficoltà assai diverse - alle tantissime grotte marine che si aprono lungo l’incantevole litorale: a pelo d’acqua o appena al di sopra (e, quindi, facilmente raggiungibili) quelle nell’area di Cala dell’Uzzo, le quattro tra Punta Leone e Cala del Varo, la Grotta della Capreria e la decina di cavità più piccole presenti nella stessa area; con una certa difficoltà, invece, perché da raggiungere a nuoto, quelle di Cala Marinella; riservate agli esperti sub con brevetto, perché sommerse, la Grotta degli Albanesi, Grotta Profonda, Grotta del Tunnel, Grotta delle Corvine, Grotta dell’Acqua Dolce. Un cenno a parte meritano, poi, la Grotta dei Ciaraveddi e quella dei Battesimi per le dimensioni, le concrezioni e le vasche che le caratterizzano; come pure la Grotta dello Zingaro o del Frassineto perché si tratta di una cavità paleo-marina ancora abitata fino al secolo scorso.Altrettanto interessante e vario è il notevole campionario delle grotte rupestri: la Grotta del Sughero, la più grande ed interessante della riserva per la presenza di stalattiti, stalagmiti e colonne di circa 10 metri nonché di alcuni laghetti; la Grotta dell’Uzzo che ha restituito significative tracce della presenza dell’uomo e di animali risalenti a più di 10.000 anni fa e le numerose zubbie, cavità a sviluppo verticale.
I parziali cenni sopra esposti riportano solo in minimissima parte quanto, in termini di assoluta naturalità, offriva la Riserva dello Zingaro alla vigilia del disastroso incendio del 29 agosto 2020 che ha, purtroppo, interessato - come prima ricordato - ben 1.300 dei 1.600 ettari dell’intera area protetta.
Si è trattato di una grande e grave calamità che ha riproposto, con forza, l’estrema attualità delle tematiche connesse alla salvaguardia degli ecosistemi naturali; ed, ovviamente, non bisogna difendersi solo dal caldo secco, dalle piogge assenti e dalle raffiche di scirocco, ma soprattutto occorre l’adozione delle misure adeguate alla protezione dei luoghi ed idonee ad operare un vero contrasto ed una efficace dissuasione nei confronti delle azioni umane, a partire dagli incendi dolosi.
Fotografie: Regione Siciliana - Osservatorio Regionale Biodiversità Siciliana
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Catanese, dopo una lunga esperienza sindacale nel comparto della Pubblica Amministrazione, si dedica - nei primissimi anni Novanta del secolo scorso, sulle pagine del quotidiano del pomeriggio di Catania Espresso Sera - all’impegno sociale e civile finalizzato a raccogliere e far emergere le condizioni e le aspettative delle singole 17 Circoscrizioni in cui, all’epoca, era suddiviso il capoluogo etneo.
Dopo la chiusura del giornale, trasferisce lo stesso impegno sulle colonne del settimanale Prospettive, accompagnandolo - con ravvicinata periodicità - a spazi dedicati alle iniziative delle associazioni di volontariato attive nel territorio.
Ha curato il notiziario del Consiglio Provinciale Etneo della Consociazione dei Gruppi Donatori di Sangue “Fratres”, la newsletter della sezione “Antonio Farsaci” del Tribunale per i Diritti del Malato di Catania ed il Bollettino della Conferenza dei Comitati Consultivi delle Aziende Sanitarie della Regione Siciliana.
Con ilpapaverorossoweb torna in campo per un percorso di ricerca e proposizione di frammenti di quanto si sta muovendo nel vasto ed ancora indefinito universo della digitalizzazione sanitaria e della telemedicina in modo da cercare di coinvolgere e stimolare conoscenze e contributi su una materia che, comunque, pregnerà e condizionerà sempre di più l'esercizio della sanità nonché per proporre elementi di conoscenza riguardanti peculiari aree ambientali, come le 74 riserve naturali della Sicilia.