Delitto di femminicidio, un orpello inutile che sa di contentino

Non serve chiacchierare di violenza di genere e tirare fuori il ritornello del patriarcato, non serve neppure essersi inventati il delitto di femminicidio come se non bastasse la previsione di omicidio. Il problema violenza sulle donne che arriva a sconfinare nell’omicidio non verrà meno per paura di una pesante condanna, peraltro già contemplata nel delitto di omicidio. Gli ergastoli e le condanne alla reclusione non hanno mai avuto un effetto deterrente; infatti, si continua ad uccidere, a rapinare, a rubare.
C’è un problema sociale e culturale che non si risolve con confererenze, dibattiti e incontri di un’ora nelle scuole come va di moda.
Il problema va affrontato con l’applicazione di corretti ed efficaci strumenti di tutela che consentano il monitoraggio del rischio e quindi di intervenire tempestivamente. Con un’offerta formativa nelle scuole che educhi i più giovani alle emozioni, ai sentimenti e al rispetto dell’altro/a. Con maggiore prudenza da parte delle donne che devono smettere di accettare incontri dagli ex che le stalkerizzano raccontando la manfrina del grande amore che amore non è ma voglia di possesso. Quando il pericolo è nell’aria l’istinto ci invita a proteggerci, esattamente come facciamo quando evitiamo di percorrere a piedi una strada buia e poco frequentata o ci allontaniamo da un muro pericolante. Le case famiglia, poi, sono una prigione, non è accettabile che si propongano come forma di tutela, perché una donna professionista o impiegata o che ha un’azienda dovrebbe pure subire la perdita del lavoro per infilarsi in un rifugio e smettere di vivere libera. Questa storia della casa famiglia guarda alla figura di donna casalinga tanto cara a quel patriarcato di cui tanto si parla. Ci avete pensato?
Nel corso della mia professione di avvocato penalista ho seguito molte donne vittime di violenza in famiglia e fuori dalla famiglia ed ho potuto constatare come, anche a seguito di pesanti condanne degli imputati, le donne vengano lasciate sole, dalle Istituzioni innanzitutto, dagli amici, dalle associazioni che piombano in udienza solo per costituirsi parte civile. E, a volte, anche dai parenti. Spesso queste donne sono state costrette a cambiare città e lavoro per non essere osservate, additate, commiserate ed emarginate. Io ho raccolto i loro sfoghi e la loro delusione.
Sono stanca di leggere sui social e ascoltare in giro tanti bla bla che creano solo confusione mentre l’età delle donne uccise scende vertiginosamente.
Basta parlare, bisogna uscire dagli ideologismi e agire, ma a fianco di esperti, quelli veri.
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(Marisa Falcone, Direttore Editoriale de ilpapaverorossoweb)