Nicolò Razza, scienziato siciliano, ci racconta il segreto del suo successo per incoraggiare i giovani a seguire le proprie passioni

Autore:
Marisa Falcone
15/07/2021 - 02:45

Ognuno di noi, già nell’infanzia e nell’adolescenza, mostra le proprie inclinazioni e quelle inclinazioni vanno coltivate ed affinate perché solo così sarà possibile, nell’età adulta, raggiungere risultati straordinari.

La storia personale di Nicolò Razza, una eccellenza siciliana, che, giovanissimo, ha raggiunto le vette della ricerca scientifica ne è un esempio chiaro.

Nicolò Razza, con Laurea Magistrale e Dottorato di Ricerca in Ingegneria dei Materiali conseguiti presso il Politecnico di Torino, oggi presta la propria qualificata attività professionale in Svizzera presso una startup nel cantone di Zurigo; durante gli studi universitari e subito dopo la Laurea ha accumulato una serie di prestigiose esperienze internazionali grazie alla brillante carriera universitaria: attività di ricerca e perfezionamento svolte tra la Svezia, la Francia e gli USA presso IBM Almaden (San Jose, California), giusto per fare qualche esempio.

Ma chi lo conosceva da bambino non si meraviglia più di tanto perché lui, quando i compagni andavano a giocare a calcio e si scambiavano figurine dei calciatori o frequentavano le sale da biliardo, si dilettava a esaminare insetti e foglie con il microscopio regalatogli dal padre su sua richiesta e a 10 anni riuscì pure a formattare un computer.

Appassionato di Scienza e Tecnologia, completate le scuole medie inferiori scelse di iscriversi all’Istituto Tecnico Industriale con indirizzo in Elettronica ed Automazione; ancora oggi ci tiene a sottolineare il proprio percorso scolastico «perché non esistono scuole di serie A o B, ma scuole che formano in quei settori del sapere che per ognuno di noi sono più congeniali. Il futuro dei giovani non va condizionato costringendoli a una formazione scolastica che conculca i loro sogni».

«Da piccolo Nicolò era fuori dal coro! Me lo dicevano tutti i suoi insegnanti», ricorda con comprensibile orgoglio suo padre, Luigi Razza, che vive ancora a Caltagirone e fa il tecnico in una azienda. È felice del successo professionale di suo figlio: «Pensate che Nicolò, per i suoi meriti, quando si iscrisse al Politecnico di Torino, fu ammesso al prestigioso Collegio Einaudi. Lo vedo poco, ma sono felice per lui. Mi sono emozionato tantissimo quando è stato inquadrato nel laboratorio dove lavora durante un servizio televisivo nel corso della trasmissione Superquark».

Eppure Nicolò, dopo il completamento degli studi universitari, desiderava tornare in Sicilia; ma la sua preparazione superspecialistica non gli ha consentito di trovare adeguata collocazione nel mondo della ricerca scientifica e tecnologica.

«In Sicilia la ricerca langue per cui, rimanendovi, avrei dovuto sacrificare i miei sogni e non avrei potuto mettere a frutto le competenze acquisite. Mi furono offerte in quel periodo grosse opportunità a Torino e quindi rinunciai all’idea di una carriera professionale in Sicilia», ricorda il dottor Razza. E aggiunge che «nell’offerta professionale e di istruzione, manca il concetto di territorialità; manca la presenza di opportunità professionali nei settori che potrebbero essere forti nel territorio siciliano. I punti di forza dell’economia devono basarsi sulla valorizzazione delle risorse locali. È uno sbaglio guardare a modelli esteri, quelle strategie, se importate, falliscono perché altrove c’è già chi sta già facendo meglio. Bisogna creare realtà contestualizzate nel territorio; le Università e le Aziende devono fare rete tra loro creando forme di collaborazione sinergiche».

Recentemente il dottor Razza ha incentrato la sua attività di ricerca sui materiali biopolimerici presenti in natura, esattamente è un esperto di biomimesi perché studia i processi biologici e biomeccanici per poi applicarli alle attività e alle tecnologie umane. «Sono nuove scoperte che partono da conoscenze esistenti, si tratta di ottimizzare quello che la natura offre», sottolinea.

«I miei studi più recenti sono stati rivolti alla sperimentazione di rivestimenti antivirali che possano inattivare e distruggere virus e batteri patogeni appena interagiscono con le superfici – ci spiega il dottor Razza parlando delle ultime ricerche accademiche condotte presso la Scuola Politecnica Federale di Losanna (EPFL) – è chiaro che le superfici contaminate possono causare infezione. In base alle condizioni ambientali virus e batteri possono rimanere infettivi sulle superfici per tempi più o meno lunghi. Nei paesi in via di sviluppo i patogeni enterici resistono mesi, lo stesso alcuni virus respiratori: clima e precarie condizioni igieniche ne favoriscono la sopravvivenza».

Approfittiamo per saperne di più, anche perché in pandemia l’argomento è particolarmente interessante.

«In genere i virus resistono poco sulle superfici porose (muro, carta, tessuti) molto di più su quelle solide (metallo, vetro, plastica). Stimoli esterni e qualità dei patogeni incidono sulla durata della sopravvivenza; per esempio, i patogeni enterici sono più resistenti dei patogeni respiratori. Ritengo utile aggiungere che i virus non si replicano senza un ospite, mentre i batteri si riproducono da soli; che i virus non contagiano appena si rompe il cappotto lipidico che li avvolge, è quello che succede per esempio con i gel alcolici o la schiuma del sapone».

In conclusione, gli chiediamo di rivolgere un incoraggiamento ai giovani che in questo momento sono particolarmente disorientati per le scelte future da compiere.

«Ai giovani dico di avere il coraggio e la determinazione di seguire le proprie passioni. Abbiamo la fortuna di vivere in un mondo interdisciplinare. Le professioni e i saperi comunicano, si interfacciano nella ricerca. La interdisciplinarietà è un arricchimento continuo, permette di spostarsi nei vari campi della scienza e acquisire un punto di vista diverso rispetto a quello tradizionale».

 

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