Terra dei Fuochi: la battaglia delle associazioni per la vita

Autore:
Tiziano Fusella
28/11/2015 - 10:10

NAPOLI - La legge sulla Terra dei fuochi c’è, i 50 milioni previsti da essa pure, ma è ancora inapplicata. E sono già passati ormai due anni dalla sua emanazione. Questo sta facendo trasalire le associazioni che si battono tra Napoli e Caserta chiedendo solamente quello che spetta agli abitanti per legge.

Nell’area flegrea non sono ancora partiti i monitoraggi sulla salute della popolazione, chiamati screening, previsti dalla stessa legge, la numero 6 del 2014, che proprio per le analisi «stanzia 25 milioni per il 2014 e 25 milioni per il 2015. Li hai visti tu?», si chiede Ciro Di Francia, a capo dell’Osservatorio per la tutela dell’ambiente e della salute di Pozzuoli, che nel giro di due anni – e non è certo l’unico caso - ha perso la moglie, una figlia e la sorella, tutte col tumore.

Sulla carta, dunque, le intenzioni ci sono o quasi. Lo screening serve per dimensionare il fenomeno delle malattie oncologiche, per poter intervenire laddove si manifestano e la direttiva prevede che il tutto debba essere completato entro il 2016. Poi però tra le pieghe della normativa è indicato che occorre un decreto interministeriale che indichi quali analisi far effettuare ai residenti delle zone coinvolte (capelli? urine? sangue?). E qui inizia un rimpallo che sta durando mesi, perché ancora non è chiaro cosa deve dire la Regione e cosa deve dire il Ministero, afferma Di Francia.

Intanto, sono proprio le associazioni che provano a organizzarsi. Senza soldi e in autonomia. Quest'anno hanno presentato il libro Monnezza di Stato, edito da Minerva, scritto dall’oncologo Antonio Giordano e da Paolo Chiariello. Ma hanno anche iniziato in proprio lo screening. «Con una raccolta fondi abbiamo acquistato un bioscanner per prostata e vescica spendendo 60mila euro, un’eccellenza della tecnologia italiana, uno strumento non invasivo che costa molto meno rispetto ai tre-quattro milioni di una macchina tradizionale volendo dimostrare che con poco si può fare molto. Quel che fa rabbia è chiedersi quanti bioscanner avremmo potuto acquistare con 25 milioni di euro. Ne abbiamo uno soltanto, in dotazione a Pozzuoli, presso lo studio della dottoressa Antonella Cicale, che offre screening gratuiti, ma con uno soltanto non riusciamo a coprire tutta la popolazione della Terra dei Fuochi. Si prenota oggi e le analisi sono a settembre»,  continua Di Francia.

Il bioscanner è utilizzato con ottimi risultati anche nel bolognese, nell'ambulatorio del dottor Loris Brini a Toscanella di Dozza. Sempre nel bolognese è stato ideato e costruito dal ex colonnello Clarbruno Vedruccio, che ha applicato tecnologie per il rilevamento degli ordigni e altri materiali pericolosi ai tessuti corporei. Per molto tempo è stato osteggiato dalla medicina tradizionale, ma infine il dottor Vedruccio ricevette l'endorsement di Umberto Veronesi che approvò l'utlizzo del bioscanner, conosciuto anche col nome di Trimprob.

Ma torniamo alla legge sulla Terra dei Fuochi le cui anomalie non sono finite e che fu salutata con tanto ottimismo da parte del Governo ai tempi della sua approvazione, nel dicembre 2013, poi convertita in legge dal parlamento nel febbraio 2014. La legge esclude dagli screening i residenti dei comuni capoluogo: una distinzione, secondo molte associazioni, giudicata irrazionale. Un esempio? Il Senga, un cratere vulcanico riempito di rifiuti tossici, tocca tre comuni: Napoli, Pozzuoli, Pianura. Stando alle direttive di legge, gli screening spetterebbero solo ai residenti di Pozzuoli e Pianura, esclusi quelli di Napoli.

 

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