
"Verde intelligente" per città meno afose

Per il 2100 Losanna potrebbe avere una temperatura simile a quella di Perugia: è quanto emerge dalla simulazione fatta da una ricercatrice italiana del Politecnico di Losanna (EPFL), che indica le misure opportune per adattare architettura e consumi energetici ai cambiamenti climatici, che non si limitano solo al corretto utilizzo di materiali, o isolanti termici, ma anche al disegno stesso degli spazi urbani e a una vera e propria "filosofia del verde".
Entro il 2100 la temperatura mondiale dovrebbe aumentare di 1,5 gradi, come annunciato a Parigi alla Conferenza sui cambiamenti climatici del 2015. Le estati diventeranno sempre più calde soprattutto nelle città, dove edifici, popolazione e consumo energetico sono in continuo aumento. Diventa quindi importante non solo quantificare la domanda energetica degli edifici, ma anche capire i margini di miglioramento della vivibilità delle città, dove acquistano un'importanza strategica gli spazi esterni, a cui va rivolta «una particolare attenzione - spiega Silvia Coccolo, autrice della ricerca - tenendo conto dei benefici che possono arrivare dall'aumento degli spazi verdi. La vegetazione modera il microclima, limitando la radiazione solare e infrarossa grazie all'ombreggiamento, l'evapotraspirazione poi riduce la temperatura dell'aria. Ogni pianta reagisce in modo diverso, in base alle sue caratteristiche geometriche e biologiche, è quindi essenziale conoscerle e quantificare il loro impatto sul comfort termico percepito, il consumo energetico degli edifici, nonché la percezione psicologica delle persone».
Nel suo studio Silvia Coccolo ha preso come riferimento il campus EPFL a Losanna e la Swiss International Scientific School a Dubai (SISD). Al fine di quantificare il comfort termico all'esterno degli edifici, il primo passo della ricercatrice è stato quello di valutare il bilancio energetico del campus, analizzando sia i singoli edifici che gli effetti degli edifici tra loro.
Per compensare l'aumento previsto delle temperature estive, lo studio mostra che, oltre a un corretto isolamento, gli edifici e l'ambiente circostante dovranno essere disegnati secondo principi bioclimatici, e gli edifici già esistenti innovati. Per Silvia Coccolo, ciò va oltre la semplice moltiplicazione del numero di piante e alberi o l'orientamento dell'edificio, ma può includere interventi mirati, che variano secondo le caratteristiche di ogni luogo, come ad esempio la scelta dei materiali e l'integrazione del verde urbano, per cambiare radicalmente la percezione termica.
In futuro, architetti e urbanisti dovranno lavorare insieme per progettare lo spazio tra gli edifici, che è tanto importante quanto lo spazio al loro interno, e la peculiarità di «questo studio - conclude Coccolo - è di fornire una nuova metodologia a questo tipo di analisi».
(ANSA)
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