Richard Gere a Lampedusa per Open Arms

Autore:
Redazione
09/08/2019 - 20:00

«Non sentire il dolore degli altri è il più grande peccato che si possa commettere».

Richard Gere, stella del cinema internazionale, dopo avere lanciato questo messaggio contro “la politica dell'odio” in occasione delle Giornate del Cinema Lucano di Maratea (Potenza), ha portato la sua testimonianza concreta di solidarietà a Lampedusa, alla Open Arms, la ONG spagnola che lo scorso 1 agosto ha salvato, nel Canale di Sicilia, oltre 120 persone che si trovavano su due imbarcazioni alla deriva e da dieci giorni è in mare senza aver ottenuto ancora l'autorizzazione ad approdare. Nonostante i ripetuti appelli perché venga assegnato al più presto un porto sicuro, la nave si trova in mezzo al mare perché non ha ottenuto risposte positive né dai paesi costieri più vicini (Italia e Malta) né dagli altri stati membri dell’Unione Europea.

È inaccettabile che uomini, donne e bambini subiscano la umiliazione di essere trattenuti sulla nave in condizioni di profondo disagio psicofisico, senza avere garantito acqua, cibo e la possibilità di curare l’igiene personale. Così il famoso attore americano, in compagnia di Chef Rubio, è salito a bordo per consegnare cibi e generi di prima necessità per alleviare le sofferenze di migranti ed equipaggio. «Io amo il cuore, lo spirito, la generosità degli italiani, ma qualcosa rispetto all’ultima volta in cui sono venuto è cambiato: gli italiani ora sono spaventati di mostrare la loro generosità», ha dichiarato ai giornalisti.

L’auspicio è che la testimonianza di solidarietà resa da un personaggio così famoso possa scuotere le coscienze e ispirare azioni altrettanto belle ed importanti.

Da anni Gere si prodiga nella difesa dei diritti umani ed è coinvolto in prima persona in imprese benefiche e attività di solidarietà. Chi di noi non ricorda il film Gli invisibili (titolo originale: Time Out of Mind), in cui interpreta il ruolo di un senzatetto che vive tra le strade di New York, vagando tra disperati. Durante le riprese della pellicola, rimase per 45 minuti a chiedere l’elemosina sui marciapiedi ma nessuno lo guardava perché nessuno lo riconosceva. «La gente mi evitava coscientemente - ha più volte raccontato l’attore - aveva paura di essere risucchiata in questo buco nero di fallimenti e disperazione. È stata un'esperienza molto profonda per me. Ho capito che tutto è relativo. Adesso, per esempio, io sono qui e siete tutti molto gentili con me ma io sono le stessa persona di quell'angolo di New York, quando nessuno faceva caso a me».

Lasciamoci contaminare da esempi come questo e contaminiamo anche noi diffondendo, con la nostra testimonianza concreta, la Cultura dell'Accoglienza e della SolidarietàLa società attuale ha bisogno urgente di essere umanizzata.

 

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