Domani: il documentario sul mondo che vorremmo

Autore:
Andrea Maglia
14/03/2017 - 15:47

Ottimismo. Crediamo sia questa la parola che meglio descrive il bellissimo Domani (2016), il documentario francese firmato da Mélanie Laurent (la Shosanna Dreyfus di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino) e Cyril Dion che, dopo una fugace apparizione nelle nostre sale, è ora disponibile in DVD e Blu-ray grazie alla Lucky Red di Andrea Occhipinti.

Ottimismo perché Domani, a differenza di altre opere dello stesso genere, non si pone come obiettivo quello di mostrare le tante ferite inferte dall'uomo al nostro pianeta o di annunciare le catastrofi che verranno, ma prova a regalare allo spettatore la visione di una possibile società del futuro e lo fa attraverso la descrizione di nuovi modelli e idee che, già in atto in varie parti del mondo, stanno dimostrando tutta la loro potenzialità. 

Mélanie Laurent e Cyril Dion, inoltre, in quello che alla visione si rivela un road movie essenziale, privo di cali di ritmo e ben costruito in ogni singola inquadratura (da applausi la fotografia che sottolinea la diversità di ognuno dei luoghi visitati: pensate, ad esempio, all'effetto flou che ammorbidisce il paesaggio scandinavo rendendolo più sognante e ricco di poesia), pongono l'accento sull'importanza di condurre esistenze più felici, un'esigenza imprescindibile che va perseguita provando a recuperare quel rapporto con la natura (e con gli altri esseri umani) che falsi miti come progresso, profitto ad ogni costo ed industrializzazione hanno quasi irrimediabilmente compromesso.

Il viaggio di Domani parte da Stanford (USA) dove Mélanie e Cyril incontrano due degli autori di uno studio (Approaching a State Shift in Earth's Biosphere) pubblicato nel 2012 dalla rivista Nature: Liz Hadly e Tony Barnosky. Con estrema chiarezza, Hadly e Barnosky descrivono una situazione decisamente preoccupante (tra l'altro sottolineata da The World to Come, una delle canzoni più belle tra quelle scritte da Fredrika Stahl per la pellicola) partendo dalla considerazione che "i cambiamenti a cui assistiamo sul pianeta oggi avvengono a un ritmo molto più veloce e molto più drammatico di quanto si possa pensare", cambiamenti che condannano piante e animali all'estinzione e che sono causati dall'uomo. Ed emettono, dopo aver aggiunto che "la nostra specie non ha mai conosciuto le temperature che noi probabilmente conosceremo durante la nostra vita" e che la popolazione mondiale si è praticamente triplicata negli ultimi sessantacinque anni, quella che somiglia molto ad una sentenza di morte: "Tutte le persone che si aggiungeranno su questo pianeta avranno bisogno di cibo e allo stesso tempo annienteranno gran parte della biodiversità. L'uomo riesce ad adattarsi se i cambiamenti sono lenti, ma quando viene colpito all'improvviso da un fenomeno inatteso è in quel momento che la società finisce nei guai. Ed è questo il tipo di mondo che oggi noi viviamo".

Insomma, un quadro piuttosto fosco (risorse insufficienti, beni come l'acqua a rischio e moltitudini sempre più inquiete costrette a spostarsi per sopravvivere), un possibile crollo improvviso, ma non inatteso, dei nostri ecosistemi che gli autori del documentario usano come incipit per poi trascinarci in un percorso virtuoso strutturato in cinque parti (Agricoltura, Energia, Economia, Democrazia, Istruzione), legate tutte a doppio filo tra loro, che propone modelli di sviluppo finalmente sostenibile.

Nel primo segmento di Domani vediamo come sia possibile produrre più cibo senza l'utilizzo di pesticidi o fertilizzanti, con poca meccanizzazione, preservando le risorse naturali e rispettando l'ambiente. Veniamo, poi, affascinati dal fenomeno degli orti in città che ci porta a visitare un luogo simbolo dell'industria dell'automobile come Detroit. Qui la crisi ha spazzato via il sogno americano, ma la gente si è rimboccata le maniche e sono nate aziende bio come la D-Town Farm gestita dall'ex preside di un liceo, Malik Yakini. In generale, parliamo di sistemi che potrebbero funzionare anche su larghissima scala, ma sulla strada del cambiamento troviamo le lobby dell'energia che controllano anche l'industria alimentare.

La modifica del modello agricolo comporta dunque quella del modello energetico. Bisogna dare più spazio alle energie rinnovabili e mettere in secondo piano gas, petrolio e uranio. Anche in questo caso non mancano esempi positivi come quelli forniti da paesi come la Danimarca e la Svezia dove l'energia eolica fa la parte del leone. Inoltre, visitando Copenaghen notiamo una maggiore qualità della vita urbana che si concretizza attraverso la pedonalizzazione di vaste aree e un massiccio uso delle biciclette per gli spostamenti quotidiani. Una filosofia che l'architetto Jan Gehl sta esportando in metropoli come Mosca, Shanghai e New York.

Un altro programma ambizioso è in atto a San Francisco dove si stima che nel giro di pochi anni l'80% dei rifiuti potrà essere convogliato verso riutilizzo, compostaggio e riciclaggio (nel documentario non solo vediamo come si realizza una raccolta differenziata funzionante, ma ci vengono descritti i vantaggi, anche economici, di utilizzare il compost come fertilizzante).

La terza parte di Domani, dedicata all'economia, prende slancio dalla riflessione che la transizione energetica ha dei costi che attualmente non tutti possono permettersi. Bisogna quindi rivedere il nostro sistema. L'economia globale non funziona, distrugge la natura ed esaurisce le risorse, senza dimenticare che crea sempre più disuguaglianze. In questo caso, la soluzione sembra data dal rafforzamento delle economie locali (ottenibile anche attraverso l'uso di valute complementari) in cui imprenditori fortemente legati al territorio possano operare facendo rete tra loro e mantenendo l'indipendenza rispetto a possibili intromissioni da parte delle multinazionali. Chiaramente, noi dobbiamo fare la nostra parte per migliorare le cose cercando, ad esempio, di acquistare i prodotti alimentari di aziende locali. Ciò ci permette di mantenere il controllo sull'economia e di evitare delocalizzazioni, speculazioni ed evasione fiscale.

Il penultimo capitolo del documentario è dedicato alla democrazia. Argomento delicato visto che troppo spesso, per quanto ci venga detto il contrario, il sistema democratico concede poco spazio ad un cittadino che quasi nulla può fare se un politico decide di non operare nel modo giusto. Una soluzione, in un momento storico in cui la gente comune è sempre più lontana dai palazzi del potere, potrebbe essere quella di ricorrere al sorteggio per assegnare determinate cariche pubbliche (funzionava benissimo nell'antica Grecia ed ha funzionato recentemente anche in Islanda).

Il lavoro di Mélanie Laurent e Cyril Dion si chiude parlando di istruzione. In particolare, visitiamo una scuola finlandese dove ai bambini si insegna la collaborazione reciproca, a non cercare la competizione con l'altro e a puntare soltanto a sviluppare il proprio talento, le proprie passioni. Una scuola dove non ci sono test, ma dove si prepara l'allievo alla vita (e a risolvere i tanti problemi che gli adulti stanno lasciando in eredità) con la consapevolezza che la diversità è un valore e che un metodo di insegnamento non può funzionare sempre e con tutti.

In conclusione, Domani racconta le storie di uomini come noi che hanno unito le forze per dare vita ad un mondo migliore. Persone che guardano ciò che li circonda con rinnovata curiosità ed entusiasmo, consapevoli che non è troppo tardi per rimediare agli errori del passato. Basta solo volerlo!

 

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