Donazione di Sangue. Quando la completa autosufficienza?

Autore:
Santo Gulisano
30/04/2024 - 19:40

Le trasfusioni di sangue rappresentano una terapia salvavita in tantissimi atti sanitari, come quelli necessari in caso di eventi traumatici (incidenti o interventi chirurgici) o in presenza di patologie croniche e anemie congenite come la Talassemia, oppure, ancora, per il superamento di stati critici dovuti alla leucemia o degli effetti dovuti alle chemioterapie anti-cancro che, nel distruggere le cellule tumorali, possono danneggiare le cellule del midollo osseo e perciò richiedono un sostegno alla sua ripopolazione attraverso l’infusione di globuli rossi.

Per avere prime e solo orientative indicazioni del necessario fabbisogno, si ricorda che l’utilizzo di sacche di sangue fresco (globuli rossi, piastrine) o plasma in regime di chirurgia può variare, a seconda delle situazioni, da un paio di unità fino alle dieci e anche venti nel caso di interventi complessi come i trapianti o la protesi d’anca; mentre per i pazienti affetti da Beta-Talassemia Major servono da una a tre sacche di sangue al mese e che il sangue èmateria prima indispensabileper la produzione dei plasmaderivati, come ad esempio le immunoglobuline, l’albumina o i fattori della coagulazione, che, in atto, restano distanti dalle quantità richieste per assicurare le cure necessarie.

Gli impieghi di cui sopra - come gli altri richiedenti minori (ma, altrettanto, indispensabili) quantità - sono, e non può essere diversamente, condizionati, in prima battuta, dal numero totale di donatori disponibili nonché dal numero e dal tipo di donazioni che ognuno di loro decide di effettuare nel corso dell’anno. Tenendo, peraltro, conto che non sempre una encomiabile disponibilità riesce a tradursi in un effettivo conferimento. Perché non sempre e non tutti ipotenzialidonatori si trovano nella condizione di poter donare il loro sangue.

Il conferimento del prezioso e raro liquido è, infatti, possibile solo da parte di maggiorenni (e fino all’età di 65 anni, mentre per le donazioni di plasma e piastrine il limite scende a 60 anni) in buone condizioni di salute, di peso superiore ai 50 chilogrammi e che conducono uno stile di vita senza comportamenti a rischio. Per i nuovi cittadini di nazionalità extracomunitaria sono previsti, inoltre, la residenza in Italia da almeno due anni, il possesso di regolari documenti, l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale e la buona padronanza della lingua italiana.

La normativa vigente prevede, inoltre, un intervallo minimo tra un prelievo e l’altro (90 giorni per gli uomini e 180 giorni per le donne in età fertile e durate minori per le donazioni in aferesi) ed il divieto, per le donne, di donare sangue durante il ciclo mestruale o la gravidanza, e per un anno dopo il parto.

Tali limitazioni vengono riscontrate prima del salasso nel corso di una propedeutica valutazione clinica del dirigente medico responsabile che verifica, altresì, le condizioni del momento del potenziale donatore rispetto ad una serie di parametri legati al battito cardiaco, alla pressione arteriosa, all’emoglobina, all’assunzione di farmaci (anche occasionali e/o assunti il giorno precedente) e/o di eventuali cibi. Non di rado, quindi, si può verificare che anche il più assiduo donatore periodico possa saltare la donazione che avrebbe voluto effettuare per la presenza di contingenti situazioni ostative, specialmente in estate in conseguenza del caldo e/o di una non equilibrata alimentazione e/o di una qualche insufficienza di liquidi.

Norme ancora più stringenti valgono, poi, per le prime donazioni e per quelle di quanti, saltuari, hanno donato moltissimi anni prima: in entrambi i casi è previsto il prelievo di un campione di sangue utile ad effettuare i previsti esami di laboratorio che, se negativi, permetteranno di poter fissare un successivo appuntamento per effettuare la donazione.

Quanto sopra viene ricordato per ribadire l’assoluta impraticabilità di (a volte, ignorantemente, invocati) eventuali rimedi emergenziali (ricorrendo, cioè, a incontrollate e “libere” accettazioni) in presenza di situazioni altamente drammatiche. Un’assoluta impraticabilità, questa, non dovuta, di certo, a ottuso rispetto di norme “ritenute” (?) insuperabili, ma imposta dalla conoscenza delle nefaste conseguenze delle trasfusioni non regolamentate, sia per il ricevente che per lo stesso donatore. Per il ricevente, inoltre, c’è da aggiungere l’assoluto rispetto del rigoroso controllo dei vincoli legati alle diverse compatibilità dei gruppi sanguigni: non si può, infatti, trasfondere una qualsiasi sacca di sangue (indipendentemente, quindi, dal gruppo e fattore Rh) a chiunque.

Al riguardo viene proposta la tabella che segue consegnata dalla consolidata esperienza degli ultimi decenni.

 

Questi dati fanno emergere il presupposto della vera condizione di autosufficienza. Che, certamente, parte dal numero complessivo delle sacche raccolte, ma che resta subordinata sia alle specifiche peculiarità del sangue a disposizione in quel determinato lasso di tempo e sia a quelle dei pazienti che in quei giorni ne hanno bisogno.

Da considerare, inoltre, che le otto sottospecifiche non hanno una distribuzione uguale né percentualmente (si va dal 40% della popolazione con il gruppo 0 positivo allo 0,5% della popolazione con il gruppo AB negativo) né territorialmente. E che - è bene ribadirlo - non tutti possono ricevere da tutti: infatti - ritornando alla soprariportata tabella - solo il paziente con sangue AB Rh+ può avere da qualsiasi altro donatore, mentre lo sfortunato detentore di sangue 0 Rh- lo può acquisire esclusivamente se della stessa fattispecie; per gli altri sei riceventi le combinazioni sono diverse e diversificate. Le insuperabili incompatibilità non permettono di utilizzare eventuali disponibilità per compensare carenze di certi altri gruppi sanguigni.

I volumi totali possono, quindi, non escludere carenze (anche gravissime) per specifiche e/o temporanee situazioni e, pertanto, avere una vera autosufficienza, assicurare, cioè, sempre e a tutti il fabbisogno a loro necessario resta un’impresa - sempre - assai ardua. Che, in buona parte, si riesce ormai a conseguire grazie all’impegno ed alla professionalità dell’attualesistema sanitàdi cui fanno parte integrante - anzi, addirittura, fondamentale - le associazioni di volontariato. Ma solo in buona parte e, dunque, non sempre, come, peraltro, indica la tabella al 27 febbraio 2024 elaborata con dati ADVS (Associazione Donatori Volontari Sangue) senza tener conto delle insufficienze nella raccolta di plasma... e sperando che i dati del prossimo agosto non se ne discostino in modo significativo...

 

Perché si tratta solo di una fotografia di un determinato momento (e, quindi, parziale e orientativa) che, comunque, dà atto e merito degli encomiabili progressi che, in Italia, hanno saputo realizzare tutti gli addetti ai lavori dell’intero comparto. Anche se - è bene non mancare di sottolinearle - permangono inaccettabili deficienze per i pazienti con sangue del Gruppo 0+ e, soprattutto, per quelli con sangue del Gruppo 0- e del Gruppo B-.

Un quadro, comunque, tendenzialmente positivo che, però, va consolidato per superare l’attuale condizione basata su un delicato ed incerto equilibrio che, rimanendo gli attuali risicati volumi complessivi, potrebbe, in qualsiasi momento, non assicurare tutto il fabbisogno occorrente nonostante l’apprezzabile sinergica collaborazione/integrazione instaurata dai centri trasfusionali.

Specialmente nel periodo estivo allorquando alle maggiori richieste di sangue (dovute, soprattutto, all’accresciuta incidenza degli incidenti) si contrappongono minori conferimenti (per lo spostamento dei donatori periodici dalla sede abituale ai luoghi di vacanza, per l’insorgenza di impedimenti temporanei legati all’alimentazione ed al clima del periodo).

L’attuale (parziale) autosufficienza va quindi maggiorata per determinare e riuscire a mantenere, sempre e comunque, riserve più consolidate; tali, cioè, da poter ammortizzare senza danni i sempre possibili eventi negativi e, in caso che tali straordinarie emergenze non dovessero (fortunosamente) avere grande peso, poter alimentare e, possibilmente, incrementare - in maniera costante e adeguata - l’attività dell’industria dei plasmaderivati.

L’effettiva, sostanziale e consolidata autosufficienza del sangue non può considerarsi, infatti, tale fino a quando si registreranno rinvii di interventi chirurgici, non ci saranno sempre disponibili tutte le dovute e tempestive trasfusioni per i talassemici e non saranno assicurate ad ogni paziente che necessita di immunoglobuline, albumina o fattori della coagulazione quelle certezze che oggi non ha.

Tale obiettivo può essere benissimo conseguito, ed a breve.

Ma, effettivamente, lo sarà solo quando altri, tanti altri singoli cittadini, matureranno il convincimento che quest’ultimo gap si può coprire solo ed esclusivamente con l’azione personale e concreta di uomini e donne che decidono di voler fare qualcosa di tangibile per loro simili che hanno inderogabile bisogno di sangue (...e - se possibile - perché non del loro?).

 

L'articolo che avete appena letto è il primo di una serie di cinque che viene dedicata alla Campagna di Sensibilizzazione alla Donazione del Sangue e degli Emoderivati avviata da A.D.A.S.

 

In copertina: Foto di Nguyễn Hiệp su Unsplash

 

Leggi anche i seguenti articoli

www.ilpapaverorossoweb.it/article/torna-crescere-il-numero-dei-donatori-di-sangue-sono-quasi-17-milioni

www.ilpapaverorossoweb.it/article/donatori-sangue-ancora-calo-nel-2017-ai-minimi-dal-2009

 

crowfunding adas

clicca e scopri come sostenerci