Oliva Denaro, storia di una ragazza che disse no ad un odioso matrimonio riparatore

Autore:
Federico Bizzini
13/11/2021 - 05:00

L’autrice de Il treno dei bambini (Einaudi, 2019) ci regala un altro libro pregevole. Viola Ardone è, infatti, tornata in tutte le librerie alla fine di settembre con Oliva Denaro (Einaudi, 2021).

Il volume racconta la storia di Oliva Denaro, una ragazzina di quindici anni che abita in un paesino della Sicilia e che, fin da piccola, ha imparato che «la femmina è una brocca, chi la rompe se la piglia». Siamo nel 1960 e, quando il tacito sistema di oppressione femminile in cui vive la costringe ad accettare un abuso (si legga stupro e conseguente matrimonio riparatore), Oliva si ribella e oppone il proprio diritto di scelta, pagando il prezzo di quel no.

Vi ricorda qualcosa? Probabilmente sì! La storia di Oliva rende, infatti, omaggio allo storico caso di Franca Viola, la ragazzina di Alcamo che nel 1965 non aveva voluto sposare il boss del suo paese malgrado il sequestro e le violenze subite. Il tutto, ricordiamolo, avveniva sotto l’egida di norme odiose che sono state abrogate soltanto quarant’anni fa (nel settembre del 1981), norme retrive e antistoriche (ricordiamo anche quella sul delitto d’onore che riduceva la reclusione da ventuno a tre anni) per cui, se dopo il rapimento a fini sessuali interveniva il matrimonio riparatore, il reato era estinto. Insomma, come se il Legislatore dicesse: se vuoi una donna, prendila pure. Tanto poi la sposi non pagando alcuna conseguenza!

Franca Viola nel 1965 in Tribunale pronunciò delle parole che fecero epoca davanti a quanti l’avevano condannata per la violenza subita come svergognata. «Io non sono proprietà di nessuno, l’onore lo perde chi fa certe cose e non chi le subisce».

Delitto d’onore e matrimonio riparatore rappresentavano una vergogna in un Paese civile. Se oggi queste norme, frutto di una cultura patriarcale, ci sembrano delle mostruosità vuole dire che il tempo non è passato invano. Il matrimonio riparatore era previsto nel Codice Penale del nostro ordinamento giudiziario ed era regolamentato dall’art. 544, che recitava così: «Per i delitti preveduti dal capo primo e dall’articolo 530, il matrimonio che l’autore del reato contragga con la persona offesa estingue il reato, anche riguardo a coloro che sono concorsi nel reato medesimo; e, se vi è stata condanna, ne cessano l’esecuzione e gli effetti penali».

In altre parole, per il colpevole di violenza carnale il reato si estingueva se lo stesso si rendeva disponibile a sposare la vittima, spesso minorenne. A sollecitare la richiesta del matrimonio riparatore erano soprattutto i famigliari della ragazza che, di fronte ad una simile onta, non vedevano altra strada per ripristinare il loro onore perduto. A perdere l'onore, infatti, era solo la vittima e non il delinquente che l’aveva violentata.

Nel libro di Viola Ardone non viene mai menzionata la figura di Franca Viola né richiamato il suo precedente, ma la storia della protagonista è troppo simile e speculare a quel celebre fatto di cronaca.

Come già detto, Oliva è una giovane quindicenne divenuta oggetto delle attenzioni e degli appetiti sessuali di un boss di un paese siciliano il quale non esita a farla rapire per sottoporla a violenza carnale. La protagonista del libro è una ragazza dedita allo studio che ha un rapporto conflittuale con la madre e di intima comprensione con il padre. L’episodio di violenza nel piccolo centro viene giudicato negativamente: le parti si invertono e la ragazza viene giudicata una svergognata che ha perso la sua verginità, come se si potesse prescindere dal comportamento delittuoso di chi ne aveva abusato.

Pur essendo un semplice contadino, il padre di Oliva non fa mai mancare il suo affetto ed il suo sostegno alla figlia. Anzi si rimette alla sua scelta e asseconda la sua decisione di contrastare i giudizi bigotti e di affrontare un processo in cui la ragazza deve quasi giustificarsi per la scelta di opporsi a quella comoda via di uscita per tutti gli attori della vicenda che è rappresentata dal matrimonio riparatore.

In un ambiente che condanna la vittima dello stupro anziché lo stupratore, spicca proprio la figura del padre della protagonista che ignora i luoghi comuni della società circostante e della mentalità imperante. La sostiene moralmente e, senza alcuna remora, si affida all’assistenza di un avvocato che ne cura la difesa con la costituzione di parte civile nel processo. La posizione così netta, decisa e lineare di Oliva e del padre fa cambiare atteggiamento anche alla madre della giovane che, finalmente, dimostra di aver compreso l’immensa tragedia vissuta dalla figlia.

Il violentatore viene però condannato ad una pena mite, come se la ragazza ne avesse in qualche modo assecondato l’operato. Rimane comunque il fatto che Oliva può proseguire negli studi coronando il sogno di diventare insegnante e fare poi un’altra scelta di vita importante con la decisione di rimanere a vivere nel suo paese, quasi a dimostrare di non avere nulla di cui vergognarsi.

Un libro bellissimo, pieno di sentimenti e di riferimenti a normative maschilistiche che, per fortuna, ormai appartengono ad un passato lontano.

 

In copertina: immagine tratta da La moglie più bella (1970), pellicola di Damiano Damiani liberamente ispirata alla vicenda di Franca Viola

 

crowfunding adas

clicca e scopri come sostenerci