Sovranità alimentare, i principi di una nuova frontiera dell'agricoltura
La sovranità alimentare, locuzione che fu coniata da membri di Via Campesina nel 1996, venne enunciata alla conferenza internazionale della coalizione svoltasi a Tlaxcala (Messico), per poi essere proposta in modo ufficiale durante il Forum parallelo al World Food Summit della FAO a Roma, nel novembre dello stesso anno.
Per sovranità alimentare si intende “il diritto dei popoli, delle comunità e dei Paesi di definire le proprie politiche agricole, del lavoro, della pesca, del cibo e della terra che siano appropriate sul piano ecologico, sociale, economico e culturale alla loro realtà unica. Esso comprende il vero diritto al cibo e a produrre cibo, il che significa che tutti hanno il diritto a un cibo sano, nutriente e culturalmente appropriato, alle risorse per produrlo e alla capacità di mantenere se stessi e le loro società”.
Questa definizione viene ripresa nel 2007 dalla dichiarazione di Nyéléni a conclusione del Forum sulla Sovranità Alimentare: “La sovranità alimentare è il diritto dei popoli ad alimenti nutritivi e culturalmente adeguati, accessibili, prodotti in forma sostenibile ed ecologica, ed anche il diritto di poter decidere il proprio sistema alimentare e produttivo”.
In economia è un approccio che implica il controllo politico necessario ad un popolo nell’ambito della produzione e del consumo degli alimenti. Secondo i sostenitori della sovranità alimentare, i Paesi devono poter definire una propria politica agricola ed alimentare in base alle proprie necessità, rapportandosi alle organizzazioni degli agricoltori e dei consumatori.
In Italia esiste una rete per la salvaguardia della Sovranità Alimentare: il CISA (Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare).
Il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare è una rete di oltre 270 associazioni di categoria, organizzazioni non governative, sindacati, associazioni e movimenti sociali ed ambientalisti che hanno deciso di unirsi in una piattaforma italiana per sostenere la sovranità alimentare e tutte le questioni ad essa collegate. Per affermare tale principio, si propone e sostiene un modello agricolo sostenibile e di scala familiare, a tutela dell’ambiente ma anche e soprattutto degli equilibri sociali propri di ogni comunità.
Il Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare si è costituito in occasione del Forum Speciale della FAO nell’ambito della 32° sessione del Comitato per la Sicurezza Alimentare Mondiale nel novembre 2006, per rispondere alla richiesta di mobilitazione del Comitato Internazionale di Pianificazione (IPC), comitato riconosciuto quale garante del processo di consultazione della società civile presso la FAO. Durante il suddetto forum l’agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha valutato l’andamento delle azioni e degli impegni presi per raggiungere il dimezzamento della fame nel mondo e le organizzazioni della società civile hanno proclamato con un’unica voce lo slogan “Vincere la fame si deve!”.
Le organizzazioni membra del Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare seguono con attenzione i grandi appuntamenti internazionali sui temi agricoli, sulla sicurezza alimentare e sulle risposte alla crisi alimentare globale; elaborano analisi e proposte, basandosi sull’esperienza e su una stretta collaborazione con le associazioni di piccoli produttori sparse in tutto il mondo.
Ma la sovranità alimentare non può essere rivendicata e raggiunta senza una revisione del nostro modo di intendere il rapporto tra Sistema Sociale e Territorio; senza rivedere il senso più profondo del ruolo degli esseri umani nell’uso dei beni della Terra e senza la convinzione piena che tutto il modello rurale degli ultimi 60 anni vada revisionato nella direzione di una nuova visione umanistica dell’agricoltura e dell’alimentazione.
In questa direzione l’Agroecologia è l’orizzonte sempre più visibile e percettibile con cui riorganizzare non solo il sistema produttivo ma anche le sue connessioni con sistema sociale ed ambiente.
La sovranità alimentare, infatti, non può essere raggiunta se non si riscrivono i principi etici senza i quali i prodotti agroalimentari, i loro derivati ed il sistema agroalimentare vengono visti sempre e solo come merci e sistemi di scambio mercantile.
Il rapporto tra Umanità e Territorio è qualcosa di molto più profondo, dove l’interferenza con i sistemi ecologici ed i sistemi umani collegati, senza una Politica Umanistica, può comportare enormi squilibri sociali ed ecologici.
Per questo motivo al centro della sovranità alimentare ci sono le persone e non le politiche, i mercati o le imprese: contadini, pescatori, popoli indigeni, popoli senza terra, lavoratori rurali, migranti, allevatori nomadi, comunità che vivono nelle foreste, donne, uomini, giovani, consumatori, movimenti ecologisti, organizzazioni sociali.
Riprendendo uno dei principi fondamentali della Enciclica di Papa Francesco, la Laudato si’, è necessario riscrivere i trattati sull’agricoltura (a partire dal Trattato di Roma del 1957) nella direzione di una Ecologia Integrale senza la quale rischiamo di impoverire miseramente ed irreversibilmente Umanità e Pianeta.
La sovranità alimentare, lungi dall’essere una moda o qualcosa di nostalgico, è l’unico e vero criterio per la salvaguardia dei Popoli, delle loro identità, dei rapporti di giustizia tra gli stessi e di politiche realmente collegate alla capacità ecologica del Pianeta, nel rispetto delle tipicità e tradizioni locali.
L’ipotesi riduzionista del Libero Mercato (senza Gradi di Libertà - i Gradi di libertà nella meccanica quantistica rappresentano le condizioni necessarie in cui le particelle elementari possono trovarsi o muovere) e di una concorrenza dei sistemi ecologici (qual è l’agricoltura con i suoi prodotti e l’apporto del lavoro umano) va totalmente riconsiderata in un modello economico ed ecologico di prossimità dove i processi ed i sistemi siano contigui e consequenziali e dove la globalizzazione venga filtrata dall’unico sistema percorribile in esso: appunto la Prossimità. La sovranità alimentare è una delle applicazioni delle Politiche di Prossimità. Queste Politiche non sono contrarie alla globalizzazione, anzi la regolamentano, la filtrano, la strutturano con un modello molto simile a quello dei corpi: da quelli microscopici a quelli più macroscopici, fino al corpo sociale.
Tuttavia la sovranità alimentare non si può raggiungere se non si iniziano ad applicare, nel concreto di ogni azienda agricola, le solide basi sociali, ecologiche e scientifiche dell’Agroecologia, contribuendo a costruire un nuovo patrimonio di conoscenze, senza le quali nessuno obiettivo è raggiungibile.
Non sappiamo se abbiamo molto o poco tempo per affrontare e risolvere questi temi, ma sicuramente dobbiamo rivestirci di quella sana inquietudine che ci ponga nelle condizioni di essere nuovamente attori della Storia o, se preferiamo, nuovamente Sovrani.
Senza questo atteggiamento nessuna sovranità è possibile, tantomeno la sovranità alimentare.
(L'articolo che avete appena letto è tratto dal sito web Un Mondo Ecosostenibile. Lo abbiamo pubblicato previa autorizzazione del suo autore Guido Bissanti)
Foto di copertina: Pixabay
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