Superstiti di un antico passato: gli abeti dei Nebrodi nel Parco delle Madonie

Autore:
Luca Talamona
06/04/2021 - 01:54

Tra i monti delle Madonie, nell’area centro-settentrionale della Sicilia, persiste un testimone silenzioso di ciò che è stata la storia naturale non solo dell’Italia, ma del mondo intero: l’abete dei Nebrodi. Il nome scientifico è Abies nebrodensis, e questa rarissima specie di conifera rappresenta un’importante evidenza di ciò che è stata l’evoluzione geologica del territorio che oggi abitiamo. La loro presenza sull’Isola rimane ancora in parte un mistero; inizialmente si riteneva l’abete come un relitto delle antiche popolazioni di abete bianco che novemila anni fa si spingevano fino alle latitudini siciliane a causa del periodo glaciale, mentre altre teorie indicano che le origini dell’abete delle Madonie sia indipendente e maggiormente legata ad altre specie di abeti mediterranei come l’abete della Numidia o l’abete di Cefalonia.

L’abete dei Nebrodi, durante tutta la sua storia di convivenza con l’uomo, non è stato immune alle attività di taglio per lo sfruttamento del legname sin dagli albori delle prime civiltà mediterranee. Tale sfruttamento è diventato nei secoli talmente tanto intensivo da ritenere la specie completamente estinta all’inizio del 1900. La convinzione che sul territorio siciliano non vi fosse neanche più un singolo individuo allo stato naturale si è protratta fino al 1957, anno in cui fu rinvenute nel Vallone Madonna degli Angeli una popolazione di circa trenta esemplari adulti.

L’interesse naturalistico e scientifico suscitato dalla sopravvivenza di questa specie supera non solo i confini regionali, ma anche nazionali: l’abete delle Madonie è inserito nella Lista Rossa IUCN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) delle specie vegetali a rischio estinzione. La sopravvivenza di questa specie è classificata come critica, ciò ha portato ad una mobilitazione particolarmente intensa per salvaguardare i pochi esemplari sopravvissuti a secoli di sfruttamento, partendo appunto dall’istituzione della riserva naturale nel 1984, atta alla conservazione dell’abete siciliano.

Perché è così importante conservare una specie arborea ormai ridotta a pochissimi esemplari e circoscritti alla sola Sicilia?

Innanzitutto, Abies nebrodensis possiede un elevatissimo valore intrinseco legato alla sua biologia: attraverso il patrimonio genetico della specie, infatti, è possibile trarre delle informazioni utili per ricostruire il processo evolutivo di alcune conifere europee, le quali giocano un ruolo chiave nel costituire gran parte delle risorse forestali dell’intero continente. L’abete delle Madonie rappresenta uno dei casi più emblematici di endemismo di tutta l’Europa; in particolare, una specie viene definita endemica nel momento in cui la sua distribuzione è ristretta ad un singolo territorio ben circoscritto, in questo caso la Sicilia. La presenza di numerosi endemismi come questo contribuisce a rendere il bacino del Mediterraneo un hotspot di biodiversità, ovvero un’area in cui si concentra un’elevata varietà di specie biologiche in grado di contribuire alla stabilità degli ecosistemi, la quale è fondamentale per garantire il rinnovo costante delle risorse naturali che il territorio è in grado di offrirci.

Ma non è solo accademico l’interesse per l’abete dei Nebrodi. Il settore del turismo naturalistico, fin troppo spesso sottovalutato e poco considerano, è fortemente legato alla persistenza di questa conifera sul territorio siciliano, attirando nella regione numerosi appassionati ogni anno. Gli introiti derivanti dall’ecoturismo però non sono gli unici legati a questi “semplici” alberi. Sono per l’appunto numerosi i finanziamenti erogati dall’Unione Europea per sviluppare progetti di gestione sostenibile del territorio, finalizzata alla conservazione di specie a rischio estinzione come Abies nebrodensis.

Pensiamo, ad esempio, ai progetti LIFE stanziati per la salvaguardia della biodiversità a livello europeo; l’abete dei Nebrodi è stato interessato da un progetto LIFE ad hoc denominato LIFE4FIR, il quale si è preposto l’intento di attuare diversi interventi per la conservazione dell’abete sia ex situ, ma soprattutto attraverso la conservazione territoriale degli habitat nel loro complesso, obiettivo perseguito in collaborazione col Dipartimento Regionale dello Sviluppo Rurale e Territoriale attraverso interventi di ingegneria naturalistica per limitare i fenomeni di erosione del suolo. Ciò è a dimostrazione che la mobilitazione per preservare una singola specie può portare a ripercussioni positive per l’ambiente in tutto il suo insieme, ricordandoci che difendere il patrimonio naturalistico locale implica salvaguardare anche i nostri stessi interessi.

 

In copertina: abete delle Madonie (Parco Naturale Regionale delle Madonie)

Foto di Gilles San Martin from Namur, Belgium - CC BY-SA 2.0

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Foto all’interno dell’articolo: pubblico dominio

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