Pannolini e detergenti tossici, allarme su 5mila prodotti

Autore:
Sabrina Portale
08/11/2016 - 09:12

Le cronache recenti hanno diramato la notizia dell’estrema pericolosità di numerosi - ed insospettabili - noti prodotti per la cura e l’igiene dei neonati. Una notizia frutto di uno studio condotto in Francia dall’Asef (Associazione Santè Environnement), stando a quanto documentato dagli esperti buona parte degli articoli incriminati conterrebbero prodotti altamente tossici per la salute dei più piccoli.

Secondo un rapporto del Dipartimento di Ecologia dello Stato di Washington sono oltre 5.000 i prodotti per bambini che includono sostanze tossiche e che, nonostante questo, continuano ad essere tranquillamente venduti sugli scaffali dei negozi: si tratta di oggetti che nascondono insidie e pericoli micidiali per la salute, soprattutto per l’uso quotidiano e prolungato che se ne fa. Tra di essi vanno annoverati pannolini, paste lenitive, creme, oli, detergenti, ma anche tessuti per gli abiti, scarpe, giocattoli, tettarelle, biberon, seggiolini e addirittura alimenti.

Flatati, alchilfenoli, muschi sintetici, elementi organo stannici: questi i nomi dei principali composti potenzialmente pericolosi per la salute che sono stati trovati da Greenpeace in magliette per bambini, detergenti per l'infanzia e giocattoli. In essi rilevanti sono le quantità di composti organostannici, oltre alle concentrazioni di nonilfenoli e ottilfenoli etossilati.

Altri studi hanno evidenziato che le case manifatturiere di giocattoli, biberon ecc., usano elementi chimici potenzialmente dannosi per la salute dei più piccoli, tra cui numerosi metalli tossici come cadmio, cobalto, mercurio, antimonio, arsenico e derivati del petrolio. All’appello non mancano perfino pericolosi solventi come il metil-etil-ketone. Inoltre le sostanze benzo (a) pirene, benzo (e) pirene, benzo (a) antracene, crisene, benzo (b) fluorantene, benzo (j) fluorantene, benzo (k) fluorantene e dibenzo (a, h) antracene, qui di seguito denominati "idrocarburi policiclici aromatici (IPA)", sono classificate come cancerogene di categoria 1B, conformemente all'allegato VI del regolamento (CE) n.1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008 relativo alla classificazione, all'etichettatura e all'imballaggio delle sostanze e delle miscele" si legge sul sito web dell'UE.

Il caso più eclatante riguarda i pannolini usa e getta con cui si è messo in luce il fatto che non sappiamo realmente di cosa essi siano composti.  Proprio nei pannolini usa e getta sono stati rinvenuti quantitativi di IPA, idrocarburi formati per lo più da  benzoanthracene e crisene, derivati dal petrolio e dunque definiti “petrolato”, utilizzati per attenuare l’irritazione nei glutei dei lattanti, considerati però potenzialmente tossici dall’IARC (Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro). Tuttavia, le normative europee tollerano la presenza, a condizione che non superi 0,2 mg/kg. Nello specifico, la quantità di queste sostanze cancerogene rilevate nei Pampers rimane al di sotto del limite legale. Anche se la quantità è legale, si contesta il fatto che le parti intime dei neonati fino 2-3 anni, siano esposte a questi agenti cancerogeni. Il prodotto avrebbe causato delle eruzioni cutanee che in alcuni casi si sarebbero evolute in vere e proprie ustioni chimiche. Ora risulta che si possono trovare una varietà di materie plastiche, adesivi, colle, elastici lubrificanti, alcuni dei quali possono causare gravi irritazioni, assieme ad altre sostanze quali benzene, xilene, stirene, isoproprilene e altre tossine che causerebbero il cancro. Ci sono anche il sodio poliacrilato, un materiale gelificante usato per la sua assorbenza, diossina, inchiostri, lozioni con vasellina, profumi che possono alterare e danneggiare il sistema endocrino, causare problemi all’apparato respiratorio  e allergie. I produttori di pannolini non sono obbligati da  alcuna legge a comunicare le componenti di questi prodotti con schede di sicurezza e documentazioni; inoltre sommariamente si riportano tutti gli ingredienti. Non solo la Pampers ma anche altre case di produzione di pannolini come la Huggies sono state tirate in causa per la loro pericolosità con tanto di casi dimostrati.

I pannolini causano danni non solo alla pelle dei neonati ma anche e soprattutto all’ambiente: con i pannolini usa e getta, in un anno, ogni bambino produce circa una tonnellata di rifiuti non biodegradabili e difficili da smaltire. In Italia gli usa e getta rappresentano il 20% sul totale dei rifiuti presenti nelle discariche e il loro tempo di smaltimento può arrivare fino a 500 anni. Per la sola produzione europea di pannolini usa e getta (che corrisponde a circa 25 miliardi di pannolini monouso all’anno) vengono immessi nell’ambiente oltre 110.000 tonnellate di plastica e sacrificati circa 350.000 alberi per la cellulosa.
Ricerche effettuate in Inghilterra e Australia hanno dimostrati che  le emissioni di gas inquinanti che derivano dall’utilizzo dei pannolini usa e getta di un bambino è equivalente a circa 550 kg di CO2.

Utilizzando i pannolini lavabili riutilizzabili, generalmente in cotone o in micro fibra, e adottando  corrette condizioni di lavaggio, si ridurrebbero drasticamente le emissioni di gas inquinanti e le quantità di rifiuti da smaltire e migliorerebbero le condizioni di salute dei bambini e dell’ambiente. Ma attenzione: non basta scegliere i pannolini lavabili, occorre stare attenti anche ai tessuti di cui sono composti (acquistare sempre quelli che hanno gli inserti in tessuti naturali come il cotone o il bambù) alla quantità, alle modalità di lavaggio e ai detersivi utilizzati in lavatrice. Sul tema del risparmio economico non ci sono dubbi: il numero dei pannolini usa e getta necessari per un bambino si aggira intorno ai 6.000 pannolini, con una spesa media di 1.500 €, mentre il costo e il numero dei lavabili è decisamente inferiore.  

Altra pericolosa sostanza rinvenuta nei prodotti per l’infanzia è il BPA, ovvero Bisfenolo A, un materiale potenzialmente dannoso presente in numerosi contenitori in plastica tra cui i biberon trasparenti e con elevate resistenza termica. L’Unione Europea il 25 novembre 2010 ha bandito i biberon con bisfenolo, la cui commercializzazione è stata vietata anche in Italia a partire dal 1 giugno 2011. In particolare, le accuse rivolte al BPA nei biberon riguardano i rischi a cui sarebbero esposti i bambini alimentati attraverso questi contenitori in plastica, tra cui alterazione del corretto sviluppo cerebrale, malattie dello sviluppo sessuale e sterilità nei bambini di sesso maschile. Il BPA è responsabile di svariate forme di disfunzioni ormonali e patologie a carico degli organi riproduttivi, e  provocare l’insorgenza di tumori. E’ possibile continuare ad acquistare i biberon in plastica senza bisfenolo A, cercando le marche che riportano l’indicazione “bisfenolo free”, “BPA free” oppure “BPA 0%” per essere più sicuri. 

Molto preoccupante anche la lista delle sostanze nocive presenti in salviettine detergenti, talchi,  creme, lozioni, paste lenitive, shampoo, bagnoschiuma ed oli. Essi contengono Fenossietanolo, ftalati, parabeni.Il fenossietanolo è una sostanza largamente utilizzata nell'industria cosmetica non solo per la sua nota azione antimicrobica, ma anche perché svolge un ruolo importante nella riduzione dell'evaporazione del profumo. Il Comitato Scientifico sulla Sicurezza Consumatori dell’Unione Europa ne ha autorizzato l'utilizzo a patto però che, la sua concentrazione non superi l'1% del totale. Alcuni studi, infatti, mostrano come l'esposizione prolungata, orale o cutanea, a questa sostanza, sia tossica per la riproduzione e lo sviluppo. Questo è particolarmente vero per quei prodotti che non prevedono risciacquo. Per esempio, le salviette umidificate per l'igiene del neonato.Ecco perché medici e personale sanitario, soprattutto nei primi mesi di vita del bambino, consigliano per lavare il bebè, il semplice uso di acqua e sapone naturale (il sapone di aleppo, per esempio).

Gli ftalati, sostanze chimiche prodotte dal petrolio, sono i plastificanti più comuni al mondo. Non mancano, naturalmente, nei giocattoli e negli articoli per l'infanzia, anche se dal 1999 il loro utilizzo è stato considerevolmente ristretto dall'Unione Europea. In particolare è stato vietato l'uso di DEHPDBP e BBP. Così come di DINPDIDP e DNOP. Questo per evitare che il bambino, possa essere esposto a una prolungata e, di conseguenza rischiosa, esposizione agli ftalati. Sebbene siano contenuti in numerosi prodotti cosmetici per l'infanzia, il consiglio è, laddove possibile, di utilizzare prodotti semplici (acqua, sapone) ed eventualmente, optare per marche che non presentino parabeni al loro interno o, quanto meno, che utilizzino una percentuale limitata di questi ultimi.

I prodotti per la detergenza dei bambini analizzati contengono entrambi il muschio sintetico galaxolide in concentrazioni fino a 327 mg/kg, nonché il muschio chetone più comunemente usato qualche anno fa. Sorprende, poi, sapere che alcuni dei prodotti detergenti per bambini contengano sia nonilfenolo che nonilfenoli etossilati, o ftalato DEP in concentrazione pari a 589 mg/kg.

È necessario, poi, porre attenzione ai prodotti che contengono sostanze quali petrolatum, paraffinum liquidum, mineral oli. Si tratta di derivati del petrolio utilizzati come condizionanti, solventi ed emollienti. La Comunità Europea li ha inseriti tra i cancerogeni di classe II. Si trovano, in particolare, negli oli per bambini e consentono di formare una barriera tra l'epidermide e l'ambiente che permette di mantenere più o meno costante il livello di idratazione della pelle.
Per una maggiore idratazione, il consiglio è quello di usare solo oli naturali. Per esempio l'olio di mandorle.

Molte creme anti-arrossamento per bebè contengono un conservante, il phenoxyethanolo, che ha anch’esso, possibili effetti tossici sulla riproduzione e lo sviluppo. Le paste antiarrossamento agiscono in prossimità degli organi genitali dei bimbi e dunque, ancor più di altri cosmetici, devono essere usate con cautela e prestando la massima attenzione agli ingredienti che contengono. Lo scorso novembre l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari (Ansm) ha invitato a non usare il phenoxyethanolo nei prodotti che vengono applicati sui glutei (le creme protettive appunto o le salviettine profumate) e di ridurre la sua concentrazione dall’attuale 1% allo 0,4% in tutti gli altri cosmetici. Il phenoxyethanolo è un conservante usato nei cosmetici ma da tempo sotto la lente di ingrandimento per i suoi possibili effetti tossici sulla riproduzione e lo sviluppo. Sospetti che sembrano sempre più fondati se l’Ansm è arrivata a raccomandare di non utilizzare il composto nei cosmetici destinati ai bambini sotto i tre anni di età. In attesa che anche le autorità europee procedano a una rivalutazione del rischio, per precauzione sarebbe meglio evitare, a priori, i marchi che usano questo conservante. Problemi seri sono legati anche all’uso del talco baby: gli studi l’hanno classificato come possibilmente cancerogeno: non ci sono prove per poter affermare con certezza che possa provocare tumori ai genitali femminili o all'ovaio. Anni fa il talco in polvere veniva abitualmente utilizzato, per assorbire l'umidità, durante il cambio dei pannolini. In questo modo, però, i più piccoli potevano inalare la polvere e per questo poter avere problemi di salute. Per evitarlo è stato inventato il talco liquido, un'emulsione con le stesse proprietà assorbenti. Al di là del rischio di inalazione, non sono stati registrati altri rischi per i bambini, soprattutto legati a eventuali tumori.

L’olio trasparente, aggiunto al bagnetto o cosparso sulla pelle dei neonati, sarebbe dannoso perché cospargiamo l’epidermide di paraffina liquida, utilizzata nella fabbricazione delle candele oltre per le sue proprietà impermeabili e antimicotiche, ricordando però che deriva dal petrolio.

Numerose sono le campagne ambientali, fra cui la “Mind the Store”, che chiedono alle principali aziende produttrici di eliminare definitivamente le sostanze pericolose dai loro prodotti. Anche in questo caso l’azione collettiva potrebbe rivelarsi l’arma più efficace per vincere questa importante sfida.

 

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