
Unione Europea: ancora via libera al glifosato nei pesticidi?

BRUXELLES – Glifosato sì o glifosato no? Su questa delicata scelta si esprimerà a giorni l'Unione Europea: oggetto della discussione è il via libera, fino al 2031, dell'utilizzo della sostanza chimica nei pesticidi. Ad oggi, il glifosato è utilizzato largamente in agricoltura, come erbicida, e sulla sua pericolosità verte il dibattito che sta animando la comunità scientifica e ambientalista in questi giorni.
Prima di proseguire sulla vicenda di stretta attualità occorre spiegare brevemente cosa è il glifosato. All'aspetto è una sostanza solida inodore, conosciuta anche come N-(fosfonometil)glicina. Si tratta, a livello industriale, di un diserbante sistemico di post-emergenza non selettivo, fitotossico per tutte le piante. Agisce in assorbimento per via fogliare ma si diffonde in ogni altra posizione della pianta per via prevalentemente floematica. Questo è il segreto del suo “successo”, poiché gli conferisce la caratteristica di essere in grado di devitalizzare erbe molto infestanti, come rizomi, fittomi carnosi e altre che in nessun altro modo potrebbero essere uccise.
L'assorbimento del prodotto avviene in 5-6 ore, mentre il disseccamento delle piante trattate si verifica in massimo 12 giorni. Insomma, una sostanza potente, scoperta e brevettata nel suo uso agricolo dall'americana Monsanto Company negli anni '70 e che ha conosciuto un utilizzo molto massiccio in tutto il Mondo. Si calcola che, soltanto negli USA, ben 750.000.000 di chilogrammi di glifosato siano stati utilizzati nell'annata 2006/2007. Roundup è il nome dell'erbicida a marchio Monsanto.
Da dove nasce, dunque, il dibattito su un prodotto di così largo uso? Ad opporsi al glifosato nei pesticidi vi sono moltissime associazioni ambientaliste che si rifanno a studi scientifici che proverebbero la pericolosità e la potenza cancerogena della sostanza chimica. Uno per tutti: l’Agenzia per la Ricerca sul Cancro (Agency for Research on Cancer – IARC) di Lione, con il parere di 17 esperti pubblicato su The Lancet Oncology (disponibile qui in inglese: http://www.thelancet.com/journals/lanonc/article/PIIS1470-2045(15)70134-8/abstract) ha rilevato che il glifosato, così come altri quattro pesticidi esaminati, potrebbe essere cancerogeno per l'uomo. Oltre ad una forte incidenza di leucemie infantili e malattie neurodegenerative come il Parkinson in soggetti esposti a tali pesticidi, lo studio ha evidenziato forte correlazione epidemiologica tra l’impiego del glifosato e il linfoma non-Hodgkin.

Da qui nasce la preoccupazione della tante associazioni ambientaliste e di una parte della comunità scientifica, unite nella convinzione che il glifosato vada bandito dall'agricoltura. Gli esperti di tutti i 28 stati membri dell'UE terranno una riunione a porte chiuse, lunedì 7 marzo e martedì 8, a Bruxelles e pare siano pronti a sostenere la proposta della Commissione Europea di estendere fino al 2031 l'autorizzazione del glifosato.
L'Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha reso noto, a poche settimane di distanza dalla pubblicazione dell'IARC, un documento secondo cui – invece - è improbabile che il glifosato provochi il cancro ed è facilmente intuibile su quale parere si baseranno coloro che auspicano al via libera del pesticida per altri decenni.
La questione, dunque, è complessa e in ballo vi sono molti interessi. Bisogna considerare che il glifosato è utilizzato in oltre cento paesi al Mondo e se fino a qualche anno fa la sua pericolosità veniva ritenuta molto bassa, di recente sono intervenute alcune limitazioni: El Salvador e Sri Lanka lo hanno vietato ma, globalmente, nel Mondo sono state adoperate solo blande limitazioni. L'Italia non fa eccezione e in tantissime aree agricole, ad esempio in Veneto e Lombardia, questo erbicida viene adoperato.
Proprio dal nostro Paese e tramite il “Tavolo nazionale contro i pesticidi” è stata inviata ai ministri dell’agricoltura, ambiente e salute una lettera aperta per chiedere che non venga riautorizzato il glifosato. Nel documento si leggono dati allarmanti se è vero che «Il Glifosato è l’erbicida più utilizzato al mondo essendo presente in 750 formulati tra i quali il Glinet® e il Roundup® ed è il diserbante maggiormente collegato alle sementi Geneticamente Modificate (OGM) di mais, soia e cotone, il cui DNA è stato manipolato da Monsanto per resistere al suo diserbante commercializzato, appunto, sotto il nome di Roundup®. Mesnage et al (2014) hanno riportato in una loro importante pubblicazione scientifica che le formulazioni commerciali contenenti “glifosato” sono 1.000 volte più tossiche del solo principio attivo, rivelando esserci effetti sinergici tra i coadiuvanti dell'erbicida. Negli ultimi anni l’ISPRA ha raccolto dati sulla presenza di oltre 175 pesticidi nelle acque italiane superficiali e sotterranee: tra le sostanze maggiormente rilevate il glifosato e l’AMPA (un metabolita del glifosato stesso)».
Le richieste dei firmatari, circa 30 associazioni, alle Autorità competenti sono di non concedere la riautorizzazione del glifosato, di applicare il principio di precauzione in nome della tutela della salute pubblica e rimuovere il prodotto da tutti i disciplinari di produzione che lo contengono.
In attesa del pronunciamento europeo i dubbi permangono e le richieste di chiarezza e tutela della salute per i cittadini, nonché la salvaguardia dell'ambiente, restano prioritari per milioni di persone. ADAS onlus come sempre, mantiene alta la guardia su questi temi nella sua attività quotidiana di tutela dell'ambiente e della salute globale.
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Andrea Cuscona è giornalista pubblicista dal 2005, catanese, classe '82, laureato in Culture e linguaggi per la comunicazione. “È impossibile non comunicare”. Da questo innato meccanismo parte la sua propensione al giornalismo e alla scrittura, declinati attraverso varie esperienze su carta stampata, TV, radio e web. Si considera uno spirito libero, è impegnato in cause sociali e coltiva diverse passioni.