Donazione di Sangue. Un forte appello ai 18/25enni
Una maggiore risposta da parte di tutti, soprattutto da parte dei più giovani.
Questo è quello che occorre per far sì che, in Italia, la donazione di sangue, che negli ultimi tempi ha registrato notevoli progressi rispetto al passato, raggiunga quella consolidata e sicura autosufficienza che i vari fabbisogni del prezioso e insostituibile liquido richiedono.
Assai deficitario risulta, infatti, il dovuto approvvigionamento per la produzione dei plasmaderivati e quanto mai incerta resta la piena e sicura disponibilità per affrontare, ad esempio, tutte le crescenti necessità dei pazienti con anemia mediterranea e anemia falciforme. Carenze da non sottovalutare, anche volendo limitarsi a richiamare l’attenzione solamente sui due comparti che richiedono quantità di sangue particolarmente rilevanti.
Pacifico, dunque, che, per superare l’attuale precaria condizione, occorre mettere in campo - da parte di tutti, ma proprio di tutti - un impegno ancora maggiore di quello fin qui profuso per sperare di riuscire a consolidare, nel più breve tempo possibile, una effettiva autosufficienza.
Un impegno a tutto campo che, però, per essere veramente efficace, non può che partire dall’urgenza di cercare di individuare (e cercare di coinvolgere) tutte quelle realtà che - numeri alla mano - risultano, complessivamente, meno sensibili a fornire quelle risposte (umane e/o sociali, a seconda dei rispettivi diversi “valori”) che dovrebbero e potrebbero dare.
Autonomamente e indipendentemente dalle responsabilità e dalle carenze “istituzionali”, carenze che, certamente, ci sono e sulle quali bisogna, ovviamente, intervenire con tempestività e coerenza, ma che non possono arrivare ad essere alibi per distogliere l’attenzione e minimizzare precise responsabilità riconducibili all’intero “corpo sociale”, non escluse quelle “espressioni” (?) della “società civile” che si limitano (peraltro, di tanto in tanto e solo quando, purtroppo, si verificano dolorosi eventi) a denunciare carenze che - con concreti comportamenti personali dei singoli individui che hanno veramente a cuore il “bene comune” - potrebbero essere contenute.
Indifendibili, quindi, le colpose manchevolezze istituzionali, ma come spiegarsi che, di fronte agli oggettivi limiti di un Ministero Centrale e di un unico Assessorato Regionale, le nove province siciliane vadano, poi, ad esprimere risultati assai contrastanti in termini di donazione di sangue? O ancora come può spiegarsi che le quantità di sacche di sangue raccolte rispondano a variabili e logiche che, prescindendo da qualsiasi azione di sensibilizzazione sanitaria, sembrano più esser state determinate da egoistici comportamenti asociali sui quali poco (se, addirittura, nulla) può lo Stato?
A quest’ultima fantasiosa (?) e provocatoria domanda cerca di rispondere il nostro articolo, partendo dalle tabelle che seguono che propongono le risultanze delle donazioni di sangue, suddivise per significative fasce d’età, in un consistente arco di tempo (dal 2011 al 2021). Per una corretta interpretazione dei dati, appare utile ricordare che almeno 10 mesi del 2020 e tutto il 2021 sono stati condizionati (e pesantemente) dalla presenza della pandemia del Covid-19.
Una primissima osservazione evidenzia che non sono state rilevate macroscopiche distanze tra l’andamento degli aggregati registrati a livello nazionale e quelli a livello regionale dato che i rispettivi andamenti parziali (riferiti all’anno di rilevazione ed alle fasce d’età) risultano abbastanza vicini e, addirittura, in più punti sovrapponibili.
Tali andamenti, quindi, non troppo dissimili non portano, forse, a ritenere che le eventuali azioni istituzionali del Ministero sull’intero territorio nazionale, delle singole regioni “più avanzate” e dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana (indipendentemente dalle valenze e dalle periodicità) hanno finito con l’interferire assai poco sui risultati effettivamente conseguiti e che, quindi, hanno più pesato ben altre variabili?
Come mai, infatti, le (poche o molte, efficaci o insignificanti) attività di sensibilizzazione “istituzionali” hanno portato a decrementi del dato medio nazionale (e di quello siciliano) per alcune fasce d’età e, contemporaneamente, incrementi (anche in Sicilia) in altre fasce d’età? Certamente avrà potuto avere un qualche peso l’appropriatezza del “linguaggio” usato nelle specifiche circostanze, ma questo basta a spiegare risultati che hanno segnato il consolidamento di un progressivo decremento oppure, nello stesso arco di tempo, di significativi incrementi? Ed ancora: come spiegare significative e crescenti disaffezioni in settori che, prima, avevano manifestato sensibilità di notevolissima valenza?
A tali interrogativi fa riscontro una evidente certezza, particolarmente marcata nel grafico nazionale e confermata - ancorché con valori più attutiti - in quello relativo alla Sicilia: dal 2011 al 2021 hanno segnato un netto regresso le prime tre fasce d’età (18/25, 26/35, 36/45) mentre in lodevole incremento sono risultate quella dei donatori “maturi” (46/55) e quella dei donatori ancora più avanti negli anni (56/65). Con valori che, nel 2021 in Sicilia, hanno fatto registrare solo 18.238 “pimpanti” donatori 18/25enni contro 20.935 “acciaccati” donatori 56/65enni.
Appare, quindi, ovvio che il ricorso alle “classiche” campagne istituzionali va ripensato e che vanno immaginate nuove forme di proselitismo in grado di saper entrare in sintonia con il sentire ed i comportamenti dei potenziali donatori, a partire da quelle realtà giovanili che dimostrano di essere - dati alla mano - assai poco propense a farsi carico dei bisogni di altri. Ovviamente, le generalizzazioni totalizzanti non rispondono alla realtà dei fatti ed anche tra i giovanissimi non mancano espressioni di autentico civismo solidale. Ma, allora, non è proprio da questi che bisogna partire, sostenendoli nella meritoria attività - che già, peraltro, svolgono - di interloquire con coetanei che prediligono altre scale di valori?
L’elaborazione e la costruzione del “messaggio” nonché gli strumenti per la sua effettiva diffusione pongono problemi e risposte che solo la sussidiarietà è in grado di poter immaginare.
Da qui la chiamata in causa di tutte le espressioni della società civile per un effettivo loro coinvolgimento (e non solo morale) a sostegno delle iniziative e dei suggerimenti dei giovani 18/25enni che sono già sensibili alle questioni sociali per riuscire così ad arrivare, appunto tramite loro, ai giovani 18/25enni fin qui distratti da visioni egoistiche di ben altro impatto.
L'articolo che avete appena letto è il terzo di una serie di cinque che viene dedicata alla Campagna di Sensibilizzazione alla Donazione del Sangue e degli Emoderivati avviata da A.D.A.S.
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In copertina: Foto di Nino Souza Nino da Pixabay
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Catanese, dopo una lunga esperienza sindacale nel comparto della Pubblica Amministrazione, si dedica - nei primissimi anni Novanta del secolo scorso, sulle pagine del quotidiano del pomeriggio di Catania Espresso Sera - all’impegno sociale e civile finalizzato a raccogliere e far emergere le condizioni e le aspettative delle singole 17 Circoscrizioni in cui, all’epoca, era suddiviso il capoluogo etneo.
Dopo la chiusura del giornale, trasferisce lo stesso impegno sulle colonne del settimanale Prospettive, accompagnandolo - con ravvicinata periodicità - a spazi dedicati alle iniziative delle associazioni di volontariato attive nel territorio.
Ha curato il notiziario del Consiglio Provinciale Etneo della Consociazione dei Gruppi Donatori di Sangue “Fratres”, la newsletter della sezione “Antonio Farsaci” del Tribunale per i Diritti del Malato di Catania ed il Bollettino della Conferenza dei Comitati Consultivi delle Aziende Sanitarie della Regione Siciliana.
Con ilpapaverorossoweb torna in campo per un percorso di ricerca e proposizione di frammenti di quanto si sta muovendo nel vasto ed ancora indefinito universo della digitalizzazione sanitaria e della telemedicina in modo da cercare di coinvolgere e stimolare conoscenze e contributi su una materia che, comunque, pregnerà e condizionerà sempre di più l'esercizio della sanità nonché per proporre elementi di conoscenza riguardanti peculiari aree ambientali, come le 74 riserve naturali della Sicilia.