Riscaldamento degli edifici e impatto ambientale: cosa scegliere

Autore:
Luca Talamona
18/05/2021 - 04:18

Gli impianti di riscaldamento sono uno strumento tecnologico di cui possiamo difficilmente fare a meno per superare i periodi più freddi dell’anno. Per usufruire di tale comodità dobbiamo però pagare un prezzo che va oltre quello energetico ed economico: nella scelta di un sistema di riscaldamento è opportuno considerare sempre l’impatto ambientale associato alla tipologia e all’intensità di utilizzo dell’impianto.

L’avanzamento tecnologico sta pian piano rendendo le soluzioni in materia di impianti di riscaldamento sempre più efficienti dal punto di vista energetico: si punta infatti a massimizzare la capacità termica di tali sistemi cercando di mantenere più basso possibile il consumo energetico atto a sviluppare un determinato quantitativo di calore. Ovviamente ridurre il consumo di risorse necessarie per alimentare i sistemi di riscaldamento rappresenta già un passo in avanti in termini di sostenibilità ambientale; sono però molteplici gli altri aspetti riguardanti l’inquinamento locale e globale associabili ai sistemi di riscaldamento, ed in tal senso la situazione diventa particolarmente più delicata.

Secondo lo studio “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia”, realizzato da Elemens e promosso da Legambiente e Kyoto Club, più della metà degli edifici residenziali presenti in Italia sono riscaldati con impianti a combustione che utilizzano gas naturale e più in particolare il metano. Al secondo posto (28%) vi sono gli impianti a biomasse, le quali bruciano principalmente biomassa grezza (legname) o parzialmente lavorata come il pellet e il cippato. Dal momento che queste due scelte rappresentano insieme l’86% dei riscaldamenti domestici in Italia, cerchiamo di capire il loro peso sull’ambiente e sulla salute dei cittadini.

La situazione attuale ci mostra come il riscaldamento domestico rappresenti un aspetto estremamente rilevante nella problematica del riscaldamento globale: gli impianti di riscaldamento di edifici pubblici e privati hanno emesso, solo nel 2018, 70,1 Megatonnellate di CO2 in atmosfera; del totale delle emissioni di gas serra prodotto in Italia, questa cifra corrisponde ad un considerevole 17,7%. Questo dato non è poi così sorprendente: i sistemi a combustione sono per definizione degli impiantibrucianti”, la combustione di biomassa e di gas naturale (che è comunque rappresentato da composti organici, come il metano) produce primariamente CO2.

La questione ambientale riguardante gli impianti di riscaldamento è allo stesso modo legata anche all’inquinamento atmosferico locale, fenomeno ampiamente considerato dalla cronaca durante la stagione invernale e tardo autunnale. Sono ormai nel vocabolario comune termini comeparticolato atmosferico” e “polveri sottiliquando si parla di aria inquinata, soprattutto dal momento in cui si conoscono le conseguenze sulla salute pubblica ricollegabili a questi particolari inquinanti. Parlando di particolato atmosferico non ci si riferisce ad una composizione chimica ben specifica: in questa classe di inquinanti rientrano infatti tutte quelle sostanze aerodisperse in particelle solide o liquide che presentano un diametro aerodinamico (ovvero un diametro stimato dalle loro caratteristiche aerodinamiche, in quanto tali particelle non presentano quasi mai caratteristiche geometriche tali da poterne misurare direttamente il diametro) inferiore a 10 micrometri per il PM10 e inferiore a 2,5 micrometri per il PM2.5.

La divisione del PM in due gruppi rappresenta una necessità sanitaria, dal momento che il PM2.5, data la sua dimensione inferiore, è in grado di penetrare nelle vie aeree più profonde del sistema respiratorio umano, andando ad intaccare direttamente i bronchi e gli alveoli polmonari, a differenza del PM10 che si ferma alle vie aeree superiori. Gli impianti di riscaldamento a combustione sono notoriamente tra i principali produttori di particolato atmosferico, in quanto i processi di combustione non sono mai completi al 100%, per cui una parte del combustibile è emesso in atmosfera sotto forma di particolato. Si stima che gli impianti di riscaldamento siano responsabili del 64% delle emissioni di PM2.5 e del 53% per quanto riguarda il PM10.

Alla luce di ciò risulta evidente che la climatizzazione degli edifici rappresenti un nodo cruciale su cui intervenire per mirare ad un futuro più sostenibile. Le alternative introdotte dagli esperti sono molteplici e ancora troppo poco diffuse nel nostro Paese. Tra le soluzioni ad impatto ridotto e promosse dall’Associazione Riscaldamento Senza Emissioni vi sono le pompe di calore ad energia geotermica. Questa tecnologia rinnovabile sfrutta il calore prodotto naturalmente dall’attività geotermica nel sottosuolo, incanalando il calore naturale e pompandolo all’interno degli edifici. Ovviamente si tratta di una soluzione applicabile in situazioni in cui l’orografia ed il clima del territorio permettono lo sfruttamento di questa risorsa: si stima che in Italia le pompe di calore possano soddisfare circa il 5% del fabbisogno energetico legato agli impianti di riscaldamento, una percentuale notevole che andrebbe a ridurre considerevolmente le emissioni di CO2 e l’inquinamento atmosferico puntuale. Lì dove non risulti possibile installare dei sistemi a pompe di calore si cerca di promuovere l’utilizzo di altri sistemi che sfruttano le energie rinnovabili: ad esempio, il riscaldamento da energia elettrica prodotta da sistemi fotovoltaici o da cogenerazione di diverse fonti sostenibili e rinnovabili.

Insomma, le possibilità e le alternative per imboccare la strada delle alternative sostenibili ai sistemi di riscaldamento tradizionali sono molteplici e già ampiamente sviluppate. Un passo cruciale che bisogna compiere in questo senso riguarda sicuramente l’aspetto politico ed economico. La strategia dell’Ecobonus deve necessariamente compiere un passo ulteriore: se negli ultimi anni si è rivelato utile al diminuire efficacemente gli impianti a petrolio e a combustibili fossili, ora questo programma di finanziamento deve essere implementato per spingere i consumatori verso la progressiva diminuzione dei sistemi a gas naturale in favore di tecnologie più ecosostenibili.

 

Foto di copertina: Pixabay

 

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