Allarme DIA, preoccupante crescita crimini ambientali

Autore:
Redazione
20/01/2020 - 02:56

«Il crimine ambientale è un fenomeno in preoccupante estensione proprio perché coinvolge, trasversalmente, interessi diversificati. Il prodotto di tali comportamenti illeciti interferisce sull’ambiente e sull'integrità fisica e psichica delle persone, ledendone la qualità della vita, con conseguenti costi sociali».

Lo scrive la DIA (Direzione Investigativa Antimafia) nella sua ultima Relazione Semestrale al Parlamento sottolineando un altro aspetto che emerge dalle indagini e cioè il tentativo delle mafie «di acquisire gli appalti per il servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani, nonché di acquisire le attività di bonifica dei siti».

La gestione illegale dei rifiuti, dicono gli analisti della Direzione Investigativa Antimafia, «è purtroppo in costante espansione ed oggi appare ancor più superfluo affermare quanto essa rappresenti uno dei settori di maggiore interesse per le organizzazioni criminali, attratte da profitti esponenziali e di difficile misurazione, se non per difetto».

Ma se questo è possibile non è solo colpa dei mafiosi. «Quasi sempre, infatti, nei reati connessi al traffico illecito dei rifiuti si intrecciano condotte illecite di tutti i soggetti che intervengono nel ciclo, dalla raccolta allo smaltimento: non solo elementi criminali, ma anche imprenditori ed amministratori pubblici privi di scrupoli».

In sostanza, l'illegalità ambientale è un fenomeno che «si alimenta costantemente grazie all'azione famelica di imprenditori spregiudicati, amministratori pubblici senza scrupoli e soggetti politici in cerca di consenso, nonché di broker, anche a vocazione internazionale, in grado di interloquire ad ogni livello».

Quanto ai tentativi delle cosche di mettere le mani sugli appalti per la raccolta dei rifiuti, «particolarmente aggressivi si sono rivelati i tentativi di condizionamento delle procedure di appalto attraverso le intimidazioni in danno di imprese concorrenti, ma anche attraverso accordi e relazioni con esponenti delle istituzioni locali e del mondo imprenditoriale».

Quando, invece, i tentativi si sono realizzati nella fase di esecuzione dei contratti, i clan «hanno imposto alle imprese aggiudicatarie del servizio di raccolta e smaltimento l'assunzione di manodopera, l'affidamento di attività connesse al ciclo dei rifiuti ad imprese riconducibili alle organizzazioni criminali o il versamento di quote estorsive per evitare il danneggiamento ritorsivo dei mezzi d'opera».

(ANSA)

 

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In copertina: immagine di repertorio (Fonte: Pixabay)

 

 

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