La voce dei Comitati contro la discarica di Motta S. Anastasia. Intervista ad Anna Bonforte

Autore:
Benedetto Rizzo
21/12/2016 - 13:27

CATANIA – La vicenda della discarica di Contrada Tiritì in territorio di Motta S. Anastasia è una questione che negli anni ha visto protagonisti cittadini, associazioni, comitati, amministratori locali e consiglieri comunali di due paesi etnei, quello appunto di Motta e il vicino Misterbianco, uniti per la chiusura definitiva del sito. Dalla fine degli anni settanta, periodo in cui viene istituita la discarica, ad oggi è una storia di rimpalli fatta di annunci, chiusure, riaperture, sequestri, ampliamenti ed emergenze che hanno reso la vicenda decisamente farsesca.

La vicinanza della discarica ha allarmato e non poco gli abitanti dei due paesi etnei a causa del rischio dei miasmi e per l'impatto ambientale che ne consegue. Una preoccupazione confermata, tra l'altro, in uno studio pubblicato sull'International Journal of Epidemiology dagli esperti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario del Lazio, secondo cui abitare in prossimità di tali siti può fare aumentare il rischio del tumore ai polmoni.

Nel luglio 2016, inoltre, l'Arpa Sicilia ha analizzato per mezzo di un laboratorio mobile lo stato qualitativo dell'aria delle discariche di contrada Tiritì e Valanghe d'inverno. È stato rilevato un incremento, oltre 10 volte superiore al minimo, della concentrazione di metano in atmosfera, oltre a una presenza di benzene nell'aria, in alcuni casi fino a 19 volte il minimo. Una situazione poco rassicurante.

Per capire meglio come si è evoluta in questi decenni la vicenda della discarica di Motta, abbiamo contattato Anna Bonforte, esponente del Comitato No Discarica di Misterbianco e componente del direttivo regionale dell'associazione ambientalista Zero Waste Sicilia.

Quando inizia la battaglia del Comitati No Discarica?

"Nel 2010 si costituisce a Misterbianco il Comitato "No Discarica", nel 2012 si amplia anche a Motta. Dinnanzi al crescere dei fetori, il fronte si allarga, nasce così un Comitato chiamato “No Discarica” e si crea un coordinamento; anche il Sindaco accetta di partecipare. Si avvia quindi una petizione popolare e si raccolgono, in pochi mesi circa 5.000 firme con diversi obiettivi: bloccare l'ampliamento, spostare la discarica, risolvere l'emissione di cattivi odori. Dal 2010 ad oggi non ci siamo più fermati, mettendo in campo le più svariate iniziative, a partire dall'annullamento o revoca, in autotutela, dell'AIA approvata con il decreto n. 221 del 19 marzo 2009, con ogni conseguenza di legge"

La vicenda della discarica di contrada Tiritì si lega con quella di Valanghe d'inverno. Come si arriva alla situazione dei due siti e quali sono le tappe più importanti in questi quasi quarant'anni di storia?


"La storia delle discariche, le due mega vasche una collocata in contrada Tiritì e l'altra nella contigua Valanghe d'inverno, è lunga e abbraccia circa 40 anni di storia. La discarica di contrada Tiritì, nel comune di Motta S. Anastasia, nasce alla fine degli anni settanta, ma verrà chiusa dall'Assessore regionale nel '92, a causa dei miasmi fetidi. Nel '97 viene riaperta, con provvedimento provvisorio (quanto provvisorio lo vediamo oggi) e successivamente nel '98 viene sequestrata dall'autorità giudiziaria, perché i titolari erano sotto inchiesta per associazione mafiosa. Nel 1999, il decreto sull'emergenza rifiuti assegna ai prefetti le competenze in materia ambientale. Il prefetto di Catania dichiara che la discarica privata di Tiritì – priva dei requisiti previsti dalla legge – sarebbe stata chiusa a breve e della nuova discarica la gestione sarebbe stata affidata a soggetti pubblici. Il 5 novembre del 2000, la discarica di Tiritì scoppia. Viene giù un pezzo di una montagna di rifiuti, l'accumulo di biogas aveva infatti provocato una sorda esplosione; a Misterbianco e Motta S. Anastasia i miasmi sono davvero insopportabili. Il sindaco chiederà lo stato di emergenza ambientale. Il 17 febbraio 2001, il prefetto firma l'autorizzazione per una nuova discarica, più a sud e più distante dai centri abitati. La discarica viene gestita, fino al 2005, da un amministratore nominato dal tribunale, poi torna ai proprietari scagionati dalla pesante accusa di associazione mafiosa. Nel giugno 2005, il commissario delegato per l'emergenza rifiuti in Sicilia determina che la discarica può continuare ad accogliere rifiuti per i prossimi dieci anni e che la nuova discarica pubblica è definitivamente accantonata. Pertanto, la discarica di Tiritì continua a raccogliere rifiuti nonostante sia stata dichiarata illegittima e pericolosa da vari prefetti ed esperti. In seguito, nel marzo 2009, il Decreto Regionale n. 221 rilascia autorizzazione integrata ambientale alla ditta Oikos S.p.A per una discarica destinata a rifiuti non pericolosi, sita in contrada Valanghe d'inverno, ampliamento della discarica sita in contrada Tiritì. La capacità aggiunta di ampliamento delle vasche, individuata nel decreto è di 2.538.575,20 mc, insomma una discarica per mezza Sicilia e forse più, in contrasto con la nuova disciplina regionale, l'inquadramento legislativo delle direttive europee e leggi regionali, che prevedono invece la riduzione della smaltimento in discarica".

Si legge da queste righe, una vicenda che ricostruisce la storia di un territorio a serio rischio inquinamento ambientale, ma che tuttavia ha trovato una forte presa di posizione di comitati e di cittadini che hanno manifestato tutto il loro disappunto.

Quali sono le iniziative più eclatanti che sono state portate avanti?

"Il 24 ottobre del 2010 c'è stata una prima manifestazione pubblica chiamata “No Discarica”, promossa da Josè Calabrò, insieme a Massimo La Piana e ai concittadini Alfio Sciacca, Paolo Conti e Maria Caruso, con l'intento di tenere pubblici approfondimenti, con esperti, autorità competenti e rappresentanti delle istituzioni. Nel febbraio 2011, il coordinamento “No Discarica” consegna le 5000 firme dei cittadini in Prefettura ed espone i fatti. Segue nel maggio 2011, una mozione approvata nel Consiglio comunale di Motta di istituire un tavolo tecnico per approfondimenti. Nel luglio 2011, l'Arpa Sicilia invia alla Provincia regionale e ai comuni di Motta e Misterbianco una nota che in in seguito ai controlli effettuati il 2 giugno 2011, nella discarica di contrada Tiritì è stato registrato un valore di polveri superiore al valore di attenzione delle polveri totali sospese. Nel settembre 2010 si tiene la manifestazione “No Discarica” con due cortei che partono da Misterbianco e Motta e arrivano ai cancelli della discarica, bloccando i camion in arrivo. Inoltre, in questi anni il sindaco di Misterbianco, il Sindaco pro tempore di Motta e il Comitato “No Discarica” di Motta hanno impugnato al Tar Lazio, entro il 15 novembre 2012, il Piano rifiuti"


Quindi cosa succede dopo?

"Il 2014 comincia con una vittoria dei diritti. Il Decreto 102 del 4 febbraio 2014, dell’Assessorato regionale all’Energia e ai Servizi di Pubblica Utilità, raccoglie gli accertamenti di una Commissione, si produce, così, una relazione che ricostruisce l'incredibile contesto di illegittimità, connivenze, omissioni, assoluta assenza di trasparenza e mancato esercizio di funzioni pubbliche fondamentali, che per oltre quaranta anni ha consentito ad una discarica a ridosso dei centri abitati di riprodursi, crescere, ammorbare l’aria e costituire un pericolo costante per le comunità"

 

Cosa dice la relazione?

"La relazione, presenta alcuni punti nodali, sulla discarica di Tiritì e sull’ampliamento di Valanghe d’Inverno:

- ha operato per anni senza un'esplicita autorizzazione all'esercizio;

- ha operato in presenza di gravi carenze strutturali e gestionali;

- ha operato in assenza di Valutazione di Impatto Ambientale;

- gravi le difformità del Decreto di autorizzazione in base al DRS n. 562 del 27/6/ 2007;

- già il Piano regionale dei Rifiuti del 2002, prevedeva che le "discariche non devono ricadere in aree con presenza di insediamenti residenziali all'interno di un centro abitato, senza considerare le case sparse, inferiore ai 1.000 metri dal punto di scarico dei rifiuti" e non devono ricadere in "aree con presenza di ospedali o scuole a distanza inferiore a 2.000 metri dal punto di scarico dei rifiuti";

- Valanghe d'inverno nasce, inoltre, come discarica per inerti, poi trasformata in discarica per rifiuti non pericolosi. Per la variazione di destinazione urbanistica occorreva una variante al PRG dal Consiglio Comunale di Motta, di cui agli atti non vi è traccia;

- gravi le difformità del Decreto 221 del 2009, per il quale era stato chiesto l'annullamento dal Comitato e dalle Istituzioni".

In ultima analisi, bisogna aggiungere che il sito di contrada Tiritì e Valanghe d'inverno distano meno di due chilometri dal centro abitato dei due paesi etnei e dalle scuole, confermando così le criticità evidenziate dalla relazione che cita il Piano regionale dei Rifiuti del 2002 che vieta appunto la presenza delle discariche in aree residenziali. Una situazione delicata, ribadita anche dallo studio dell'Arpa che ha rilevato dati preoccupanti in relazione alla concentrazione di metano in atmosfera, costantemente accompagnato da incrementi di concentrazione di alcuni mercaptani, oltre alla presenza di benzene nell'aria. 

 

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