Librino, un museo a cielo aperto con le nuove opere di MAGMA

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Redazione
20/05/2025 - 05:01

Si è ampliato MAGMA, lo spazio d’arte, bellezza e identità collettiva che ha preso vita nel cuore di Librino, dopo anni di instancabile lavoro all’interno delle scuole e tra le strade del quartiere catanese da parte del maestro Antonio Presti e del team di lavoro della Fondazione Fiumara D’Arte.

Nei giorni scorsi, infatti, sono state inaugurate tre nuove opere: Cavalli Eretici, Le Grandi Madri e Cromatismo Emozionale. Alla presenza degli artisti Monika Bulaj (fotografa e reporter polacca pluripremiata a livello mondiale), Lynn Johnson (fotografa americana nota per i suoi contributi a National Geographic e Life) e Paolo Bini (pittore della Luce, artista contemporaneo che reinterpreta il paesaggio), il maestro Presti ha consegnato alla comunità un vero e proprio polo culturale aperto ai turisti e accessibile a tutti, un’opera viva che diventa narrazione corale del contemporaneo.

MAGMA - Museo a Cielo Aperto di Arte Contemporanea è un progetto sociale di rigenerazione urbana attraverso l’arte, l’etica e la condivisione: si sviluppa lungo Viale San Teodoro e Viale Grimaldi, trasformando Librino in un museo diffuso, dove le opere dialogano con lo spazio urbano e con la comunità del quartiere. Un progetto che continua il percorso avviato dalla Fondazione per restituire dignità estetica e culturale alle periferie, coinvolgendo artisti internazionali.

«Un disegno iniziato oltre vent’anni fa, che ha preso il via con la Porta della Bellezza e non si è mai fermato: tre generazioni coinvolte, migliaia di cittadini che, innestati nel processo di riscatto e coesione sociale, attraverso l’arte hanno respirato bellezza. Dopo la monumentale Porta delle Farfalle e le due installazioni magiche La Sognatrice e Amare (Il Bacio) di Fabrizio Corneli, sono arrivate tre opere che esplorano il legame tra memoria, spiritualità e territorio, offrendo nuove prospettive su temi universali come l’identità, il sacro e l’inclusione», ha sottolineato Antonio Presti.

CAVALLI ERETICI

Ventiquattro cavalli monumentali per correre controcorrente. Ventiquattro visioni poetiche per scardinare l’immaginario del degrado e dell’illegalità. Ventiquattro fotografie per costruire un altare dedicato alla bellezza e al rispetto. Così nasce Cavalli Eretici, la nuova installazione del Museo MAGMA, nell’ambito della Triennale della Contemporaneità, firmata da Antonio Presti e realizzata da Monika Bulaj, artista che lavora sui confini delle fedi e dei luoghi condivisi.

Mentre le cronache riportano a Catania nuovi blitz che svelano una realtà di stalle abusive, corse clandestine e maltrattamenti, a Librino prende forma una risposta fatta di visioni, quelle che da oltre vent’anni animano l’azione del presidente della Fondazione Fiumara D’Arte. Un intervento artistico e sociale che nasce dietro la Porta delle Farfalle, simbolo di rinascita per il quartiere, e che continua il grande disegno di Presti: quello di trasformare Librino in un museo a cielo aperto, un’opera viva che si rinnova al ritmo delle emozioni.

Le immagini raccontano il cavallo non come simbolo di sfruttamento e illegalità, ma come creatura sacra, corpo libero in movimento, strumento di riscatto morale e sociale. Le fotografie monumentali, stampate su teli che arrivano fino a 9 x 6 metri, sono state installate lungo il cavalcavia che divide in due il quartiere. Un lavoro che nasce dopo una lunga immersione della fotografa Bulaj nei luoghi della legalità e della cura: l’Istituto di Incremento Ippico per la Sicilia e l’ASD Maneggio L’ulivo. Qui il cavallo non è protagonista di corse clandestine, né di macellerie equine, ma creatura luminosa, compagna dell’uomo, simbolo di dignità.

«Il cavallo è un animale molto socievole e, come il cane, instaura rapidamente un rapporto di empatia con l’uomo. Dunque combattiamo con tutte le forze ogni forma di maltrattamento che l’uomo compie nei suoi confronti. È importante che passino certi messaggi, riteniamo che soprattutto i giovani debbano essere formati ed educati», ha affermato Ignazio Mannino, commissario straordinario dell’Istituto di Incremento Ippico per la Sicilia.

«Da sei anni gestiamo il maneggio nel cuore di Librino, frequentato ogni giorno da cittadini della zona. Per noi il cavallo è serenità e rispetto. È parte del nostro quotidiano: una scelta di vita che ci ha fatto girare il mondo e che oggi ci lega profondamente a questo territorio. Al maneggio viviamo immersi tra trenta cavalli: la protagonista del progetto del maestro Presti è Asia. Per noi contribuire a quest’opera è un vero orgoglio», hanno sottolineato Marco Parasole e Marika Giuffrida del Maneggio L’ulivo di Librino.

Sul ponte del cavalcavia, una scritta lunga quarantuno metri recita: «Cavalli, poesia e meraviglia in movimento, che corrono verso la libertà; il sogno e la speranza di un futuro migliore». Due cavalli bianchi, cavalli della luce, incarnano poi l’impegno e la visione di questo progetto: restituire al quartiere e ai suoi abitanti un’immagine altra, possibile, potente.

«I cavalli sono eretici perché si ribellano all’abitudine di una narrazione distorta, perché manifestano la possibilità di scorgere e raggiungere la bellezza. Sono strumenti maieutici di conoscenza. La fotografia dunque diventa linguaggio propedeutico del Museo MAGMA: si fa abbraccio, sguardo, sogno», ha aggiunto Antonio Presti.

Il cavallo nel tempo è stato molto più di un animale da lavoro o da compagnia: è stato alleato di conquista, messaggero di popoli, simbolo di libertà e mezzo di trasformazione. «Il cavallo è associato a nobiltà d’animo, è segno della connessione tra uomo e natura, tra terra e cielo, ed è legato all’ideale di onore, fedeltà, coraggio. È l’animale del viaggio, sia fisico che spirituale: simbolo di energia cosmica, emblema della libertà interiore, capace di viaggiare tra i mondi e di portare con sé pulsioni e slancio per la rinascita. Come Pegaso nella mitologia greca, porta verso l’elevazione», ha concluso Presti. E nel suo progetto, questa simbologia viene riscattata: il cavallo non è più oggetto di sfruttamento e violenza, ma immagine di sacralità perduta, specchio dell’anima collettiva, atto poetico in movimento.

LE GRANDI MADRI

Le Grandi Madri rappresentano il cuore di un percorso educativo che parte dalla genitorialità. «Sono onorata di avere firmato questa mostra fotografica che ha coinvolto tutta la comunità che sostiene Antonio Presti. Tutti dobbiamo dare voce alle donne. Sono il fondamento della vita ed è proprio questo che vuole rappresentare questa mostra: la dignità delle donne, il loro coraggio, il loro eroismo, la loro verità», ha detto Lynn Johnson.

L’opera è composta da ventitré gigantografie di oltre 7 metri che trasformano il cavalcavia in una grande tela umana e da ventisette immagini di 1,5 metri installate sulla trave del ponte, dove campeggia la scritta: «Le Grandi Madri di Librino: amano, sognano, donano la vita. Fra le loro braccia non si smette mai di sognare».

CROMATISMO EMOZIONALE

Alle prime due opere, tra le tinte blu che avvolgono il quartiere, si aggiunge Cromatismo Emozionale, il colonnato dei sogni che dona ai visitatori un tragitto di luce. L’opera dell’artista campano Paolo Bini, con trentaquattro colonne policrome di 5 metri ciascuna, disegna un sentiero simbolico che percorre la Montagna Sacra e conduce alla Chiesa della Resurrezione del Signore. Ogni colonna è stataadottatada una famiglia del quartiere, chiamata a scrivere una riflessione sul sogno, sulla luce, sulla speranza. Così il cemento si colora di umanità. E l’arte si fa relazione.

«C’è un filo invisibile che unisce il mio gesto artistico alla visione di Presti: il desiderio di trasformare e di concepire l’arte quale esperienza di responsabilità, restituzione, inclusione. Quest’opera vuole dialogare con le strade, con le persone, con i palazzi. Il colore diventa linguaggio universale, capace di ricucire lo spazio urbano e quello interiore», ha sottolineato Paolo Bini.

 

Immagine di copertina: Le Grandi Madri

All'interno: Antonio Presti; tre opere dell'installazione Cavalli Eretici; una dell'installazione Le Grandi Madri.

 

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