Gli spaesati: raccontare l’indelebile trauma di chi abbandona la propria terra

Autore:
Federico Bizzini
27/02/2021 - 05:10

Un libro realista che racconta una realtà triste e ancora attuale, quella dei tanti ragazzi del Sud che sono costretti ad abbandonare la propria terra per cercare fortuna in luoghi dove il lavoro e una vita normale non siano un miraggio, ma una possibilità concreta.

Un libro che, seppur con una certa leggerezza (si sorride spesso, anche se son sempre sorrisi dal retrogusto amaro), narra vicende drammatiche perché i suoi protagonisti sono condannati in una sorta di limbo: non si sentono e non si sentiranno mai a casa e, ormai smarriti, non hanno più né una nuova metà da agognare né un’Itaca a cui tornare.

In breve questo è Gli spaesati. Cronache del nord terrone (Zolfo Editore, 2020), primo romanzo di Enzo D’Antona, esperto giornalista siciliano che, nel corso della sua brillante carriera, oltre ad aver lavorato per la Repubblica e per il settimanale Il Mondo, ha diretto Il Piccolo di Trieste e la Città di Salerno.

Il volume tratta del fenomeno dell’emigrazione a partire da un paesino dell’interno della Sicilia cui viene attribuito un nome di fantasia: Iudeca (un posto che, quindi, non esiste, ma che ne rappresenta centinaia che, invece, sono più reali che mai). Le vicende narrate ci rimandano alle dure condizioni economiche e sociali che determinarono il flusso migratorio verso il Nord Italia. Molti dei fatti narrati si presentano tanto paradossali e grotteschi da non sembrare quasi reali, ma lo sono; e in essi, probabilmente, si riconosceranno i tanti che situazioni simili hanno vissuto.

I protagonisti del romanzo sono gli emigranti del periodo che va dal 1960 al 1990, diversi da quelli che li hanno preceduti nell’immediato dopoguerra: infatti, non partono più con la valigia di cartone e con la speranza di un ritorno non troppo lontano, ma vanno a ricoprire in primis i posti di lavoro nelle grandi fabbriche e nella pubblica amministrazione e ad abitare i palazzoni tristi delle periferie delle metropoli del Nord.

È chiaro che si percepisce un generale senso di spaesamento e di sradicamento dalle origini dell’amata Sicilia, ma il gruppo di amici, che abitava nello stesso palazzo di case popolari di Iudeca, trasferendosi al Nord non perde la dignità anche perché fa sempre lavori leciti ed onesti, nonostante la presenza della mafia e, soprattutto, della ‘ndrangheta siano già fortemente radicate al Nord.

Il traffico di droga, dalla marijuana alla cocaina, è saldamente nelle mani delle organizzazioni criminali, ma, nonostante ciò, nessuno dei giovani emigranti cade nella tentazione di delinquere.

Diverso è ciò che attiene alle lotte operaie, agli scioperi e alla percezione degli operai che passano alle Brigate Rosse ed entrano nella clandestinità perché tutti questi fenomeni sfiorano il mondo operaio e le fabbriche.

Poiché la narrazione è veritiera, non solo la lettura risulta interessante, ma, come detto, molte delle vicende riportate nel libro strappano più di un sorriso. Si comincia con i treni (come la Freccia del Sud, per intenderci) che i nostri protagonisti sono costretti a prendere per andare al Nord, treni in cui si sta stipati come sardine ed in cui avvengono vere e proprie prove di resistenza perché si viaggia in piedi anche per tutta la durata del tragitto.

Non mancano, poi, gli scatoloni pieni di prodotti tipici, le prime avventurose ed improvvisate sistemazioni presso i parenti che li hanno preceduti, l’acquisto di automobili di seconda e terza mano giusto per far capire, quando si torna per le ferie sull’Isola, di aver raggiunto un certo benessere.

Il tutto mentre in Sicilia impazzano le uccisioni della mafia che non risparmiano uomini delle Istituzioni e delle Forze dell’Ordine secondo la strategia stragista dei corleonesi di Totò Riina.

Al Nord vengono sempre apostrofati come terroni. Insopportabile la frase: “Ma lei è del Sud? Peccato, perché sembra una brava persona!”. Solo che, inizialmente, in quelle frasi dei polentoni non vi è la cattiveria o la violenza che poi caratterizzeranno le espressioni dei primi leghisti: “Meridionali, tornate al Sud!”, “Scansafatiche!”, “Rubate il lavoro alla gente del Nord!”, “Siete mantenuti e parassiti del Nord!”.

Negli anni Ottanta, se volevi avere un posto di lavoro nella pubblica amministrazione, dovevi rivolgerti al potente della Democrazia Cristiana ovvero all’emergente del Partito Socialista, cioè a coloro che occupavano tutte le leve di comando. È di quegli anni la “Milano da Bere” di Paolo Pillitteri eletto sindaco di Milano perché cognato di Bettino Craxi.

Risulta all’epoca quanto sia vera l’affermazione storica dell’economista Pasquale Saraceno, “La forbice si allarga”, che ritrae perfettamente il divario sempre più marcato tra le opulente regioni del Nord e quelle del Sud.

I giovani emigranti sono ormai perfettamente insediati nei comuni del Nord dove creano vere e proprie colonie di cittadini di, ad esempio, Gela, Mazzarino e Riesi.

E non mancano, poi, i casi di affermazione e successo professionale al quale corrisponde un avanzamento sociale, come quello del laureato in Medicina che, con il sostegno e gli sforzi della sua famiglia di Iudeca, diventa dentista. Farà salire dal paesino d’origine la sorella ed il fratello: la prima per fare l’infermiera ed il secondo per acquisire il titolo di Odontotecnico e lavorare anch’egli nello studio medico.

Nella sostanza i personaggi del libro arrivano tutti, chi più chi meno, al successo; un successo partito da quell’emigrazione che per loro è stata l’ineluttabile frutto di una ingiustizia sociale. È sintomatico che, nelle pagine finali del libro, i vecchi amici partiti da Iudeca si incontrino per andare ad una festa e, arrivati nel centro di Torino a bordo di una bella Porsche (altro segno della tanta strada percorsa), incrocino gli sguardi straniti di un gruppo di extracomunitari, i nuovi poveri che, di fatto, hanno preso il posto di quei meridionali che, anni prima, avevano lasciato tutto per tentare la fortuna al Nord.

Le considerazioni finali sono nel senso di riconoscere che il Nord ha risposto alle istanze di quei giovani in cerca di lavoro i quali, però, allo stesso tempo sono stati irrimediabilmente sradicati dalla loro terra di origine, senza mai riuscire ad integrarsi perfettamente in quel mondo così diverso dal loro.

Libro imperdibile, una storia con tante verità e piena di sentimenti.

 

Foto di copertina: Pixabay

 

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