Rete soggetto C.I.B.O. Sicilia, parlano i protagonisti: “Valorizziamo le nostre risorse”

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Andrea Cuscona
29/10/2019 - 08:04

Ha visto la luce lo scorso luglio a Catania, con atto notarile, la Rete soggettoC.I.B.O. (Cultura, Identità, Biodiversità, Organizzazione) in Siciliache racchiude le filiere strutturate e organizzate dell’agroalimentare, della pesca e del turismo siciliani.

Ne fanno parte, ad oggi, Distretto Agrumi di Sicilia, Distretto della Pesca e Crescita Blu, Distretto Turistico Dea di Morgantina, BioDistretto Valle del Simeto, Consorzio di Tutela del Pomodoro di Pachino IGP, Associazione Gusto di Campagna, Consorzio di Ricerca Filiera Carni, Soc. Coop. APO Associazione Produttori Olivicoli, Associazione Regionale della Filiera Frutta in Guscio. Presidente della Rete è stato designato Angelo Barone, imprenditore della filiera carni, mentre i due vicepresidenti sono Nino Carlino, presidente del Distretto della Pesca e Crescita Blu e Francesco Ancona (anche tesoriere), in rappresentanza delle produzioni biologiche.

Dalla proposta lanciata a maggio dal Comitato in merito alla realizzazione di un Distretto regionale delle filiere del cibo made in Sicily fino alla sua nascita, attraverso i necessari passaggi burocratici, si è concretizzata quindi una virtuosa realtà che vuole porre al centro le imprese delle filiere produttive strutturate in sinergia con le realtà del territorio, GAL/FLAG, comuni ed altri enti pubblici, le organizzazioni di categoria e dei consumatori, sino alle realtà sociali e di promozione turistica. Abbiamo raccolto le interviste al presidente della Rete, Angelo Barone, e ai due vice, Nino Carlino e Francesco Ancona.

 

Perché nasce C.I.B.O. Sicilia e quali sono gli obiettivi? Qual è lo stato dell'arte di questa nuova realtà?

Angelo Barone: «La Rete soggetto C.I.B.O. (Cultura, Identità, Biodiversità, Organizzazione) in Sicilia forte di un ampio partenariato territoriale nasce per proporre istanza di riconoscimento del “Distretto delle Filiere e dei Territori di Sicilia in Rete” quale Distretto del Cibo come previsto dal bando dell’Assessorato Regionale dell’Agricoltura. Fare rete, sviluppare sinergie per uno sviluppo sostenibile della nostra Sicilia ha animato la costituzione del nostro distretto che pone al centro le imprese delle filiere produttive strutturate in sinergia con le realtà del territorio: GAL, FLAG, comuni ed altri enti pubblici, università ed enti di ricerca, organizzazioni di categoria e dei consumatori, associazioni di rappresentanza e tutela dell’agricoltura biologica e della promozione turistica.

Gli obbiettivi del Distretto sono: contribuire a realizzare lo sviluppo sostenibile previsto in Agenda 2030 delle Nazioni Unite; valorizzare le produzioni agroalimentari secondo i principi d’inclusione territoriale, sociale e ambientale sulla base della Green e Blue Economy con la centralità delle produzioni di qualità riconosciute (DOP, IGP, BIO, DOC, IGT, PAT) fresche e trasformate; valorizzare le risorse turistiche collegate ai territori di produzione secondo i principi del Turismo Relazionale Integrato; tracciabilità e salubrità alimentare mirate alla più ampia tutela e protezione della salute dei consumatori a partire dalla refezione pubblica; supporto alle forme aggregate (OP, Cooperative, Consorzi e Reti); supporto alla commercializzazione attraverso strategie di filiera corta e internazionalizzazione. Siamo in attesa del Decreto di riconoscimento per avviare le nostre attività, il ritardo di questo iter rischia di penalizzarci visto che è stato pubblicato un bando nazionale che finanzia a sportello sino ad esaurimento fondi i progetti dei Distretti del Cibo».

Come intende garantire fattivamente la promozione della biodiversità, dell’ecocompatibilità, l'ambiente, la sicurezza alimentare e del consumatore?

Francesco Ancona: «Attraverso l’accettazione di una carta dei valori sul “Cibo” che impegni i soggetti aderenti a mantenere, incrementare e valorizzare biodiversità, cura dell’ambiente, sicurezza alimentare, tracciabilità e pratiche agroecologiche delle loro aziende, dei prodotti ottenuti in modo tale che il consumatore li riconosca e si renda consapevole che l’uso di questo cibo valorizza l’intero territorio».

In termini economici che ricadute si prevedono sui vari comparti?

Angelo Barone: «Ci attendiamo un miglioramento dell’organizzazione di ogni singola filiera agroalimentare, della pesca e del turismo, facilitazione delle sinergie tra le stesse con un aumento del fatturato consolidato e un aumento delle esportazioni; un ampliamento del numero dei turisti con una maggiore permanenza e un incremento della loro spesa sui prodotti agroalimentari. Mi preme evidenziare che obbiettivo generale del Distretto è attivare un processo organico e strutturato di valorizzazione dell’agroalimentare siciliano e dei comparti produttivi collegati, attraverso nuove forme di sviluppo integrato, territoriale e di filiere che utilizzano in forma integrata e coordinata i fondi strutturali europei SIE (FEASR, FEAMP, FESR, FSE, FC), operando nella logica di Cluster, cioè di “Rete Strutturata di Partenariato Pubblico Privato Agroalimentare Regionale” coinvolgendo tutti gli attori istituzionali, economici e sociali, a vario titolo funzionali alla valorizzazione del prodotto agroalimentare di Sicilia. Occorre fare sistema per utilizzare meglio le risorse umane e finanziarie disponibili ed essere più competitivi nei mercati locali e internazionali e più attraenti verso i turisti. Se sapremo attivare queste buone prassi le ricadute positive saranno per tutti i comparti».

Come sostenere la qualità certificata dei prodotti e delle eccellenze nostrane senza proporre sul mercato una logica di prezzo al rialzo, dunque rendendoli accessibili a tutti?

Nino Carlino: «Secondo me bisognerebbe selezionare al meglio e qualificare i fornitori in modo che essi possano garantire la qualità, la filiera e la tracciabilità dei prodotti forniti. Tutto questo lo sta già effettuando la DO e GDO sia nazionale che estera, attraverso le strutture interne e con l’ausilio di esterni. Un grande aiuto per le aziende è certamente rappresentato dalle certificazioni volontarie BRC/IFS».

Il Distretto pone centralità alla valorizzazione delle produzioni di qualità riconosciute (DOP, IGP, BIO, DOC, IGT, PAT, ecc): qualche esempio pratico in tal senso?

Francesco Ancona: «Un esempio è il Distretto Agrumi che rappresenta l’intera filiera degli agrumi siciliani di qualità dal produttore al trasformatore di agrumi, valorizzando anche le aziende che svolgono attività multifunzionali come il turismo relazionale, un altro esempio sono i Distretti Bio (Simeto e Sicani) in cui si valorizza la produzione biologica di interi territori siciliani mettendo in relazione diretta mondo della produzione, consumatori e fruitori dell’ambiente».

Pesca e agricoltura sono due settori in sofferenza nell'area mediterranea, ma la Sicilia ha una forte vocazione in tal senso: questa strada intrapresa può costituire un'occasione di nuova crescita? Come?

Nino Carlino: «Le eccellenze siciliane sono l’agroalimentare ed il turismo che insieme trainano in modo significativo il P.I.L. dell’Isola. Tra questi, sono personalmente convinto che il comparto che è riuscito a crescere maggiormente nell’ultimo ventennio è quello del vino. Il gap e la sofferenza che fanno segnare alcuni settori dell’agroalimentare, potrebbero essere superati grazie agli esempi virtuosi da cui dovremmo prendere spunti, grazie ad una corretta valorizzazione delle risorse disponibili, alla individuazione dei canali che possano apprezzare i nostri prodotti, ma soprattutto grazie alla unione degli sforzi delle aziende, finalizzate alla presentazione di un paniere Sicilia, perché la Sicilia è già un brand vincente».

Al centro della riflessione vi è anche il turismo relazionale integrato: cosa vuol dire e come si muoverà il nuovo Distretto per sostenerne lo sviluppo?

Angelo Barone: «Il turismo relazionale integrato punta a valori come la cultura, le tradizioni ed i saperi popolari per raccontare e far vivere il territorio ai viaggiatori. L’Associazione Gusto di Campagna, nostra associata, promuove questo tipo di turismo e nei progetti del Distretto vogliamo estendere a tutte le filiere produttive l’esperienza positiva fatta con il Distretto Agrumi di Sicilia con il progetto di educational tour Itinerari di Turismo Relazionale IntegratoLe Vie della Zagara” cofinanziato dall’ICE (Istituto di Commercio Estero) che ha permesso a giornalisti e operatori di Giappone, Russia, Inghilterra, Francia, Spagna, Austria e Germania di conoscere meglio le nostre produzioni agrumicole e i territori di produzione dove sono stati ospiti. Con il turismo relazionale integrato desideriamo far vivere esperienze uniche di conoscenza della nostra cultura, del nostro territorio e delle nostre produzioni».

Sulle tavole dei consumatori devono finire, necessariamente, prodotti sani ed etici: quali i punti di forza del Distretto per assicurare questi due aspetti?

Francesco Ancona: «Questo aspetto dovrà rappresentare un altro tratto distintivo e caratterizzante del Distretto del Cibo attraverso la stipula di protocolli d’intesa con associazioni quali Addio Pizzo, il rapporto con Associazioni di Consumatori che fanno già parte della compagine associativa del Distretto le quali dovranno svolgere una azione di ulteriore controllo e informazione rispetto a questi temi e il rapporto con associazioni quali la Rete delle Fattorie Sociali Sicilia per sviluppare programmi d’inclusione sociale all’interno delle realtà produttive associate».

Tra i fruitori vi saranno tanti siciliani e turisti. Che risposta vi attendete?

Angelo Barone: «In Sicilia innumerevoli siti, alcuni dei quali riconosciuti dall’Unesco Patrimonio Culturale e Materiale dell’Umanità, ci raccontano la storia e il passaggio di civiltà e interi popoli che hanno lasciato il segno, sovrapponendosi e integrandosi a quelli precedenti con un’armonia e una bellezza che affascinano i visitatori. I terreni fertili, la ricchezza di biodiversità vegetale e animale e la pescosità del mediterraneo hanno generato una cultura alimentare straordinaria che si è arricchita sempre più dalla contaminazione di tutti i popoli che qui si sono succeduti. Sapere celebrare il senso profondo di questa commistione, così bella e profondamente fruttifera permetterà un miglioramento della qualità della vita dei tanti siciliani coinvolti in questo progetto e farà della Sicilia una meta turistica attraente e imperdibile».

Francesco Ancona: «Una risposta significativa che permetta ai tanti siciliani di poter finalmente usufruire non solo di produzioni di qualità ma anche di servizi che si caratterizzino come sopra detto e ai turisti di ricavare una immagine unica di Cibo siciliano che sia elemento esponenziale di veicolo di una Sicilia dove si realizzano pratiche virtuose in tema di sostenibilità».

Nino Carlino: «Io rappresento il Distretto della Pesca e Crescita Blu, che esiste già da diversi anni, che mettendo a stretto contatto le aziende della filiera con il mondo scientifico siciliano, con l’ausilio dell’Osservatorio della Pesca, riesce a valutare quali, quanti e dove si trovano gli stock disponibili ed attuare delle buone pratiche che poi vanno condivise non solo con i paesi della riva sud del Mediterraneo, ma anche con altri paesi sia dell’area subsahariana che dello IORA. Siamo stati tra i primi a credere nella economia circolare e nella economia blu e sugli sviluppi di carattere economico e sociale che si potranno avere, grazie ad esse, negli anni futuri».

 

Immagini (dall’alto in basso): Angelo Barone, Francesco Ancona e Nino Carlino.

 

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