
L’Università di Catania ospita all’Orto botanico tirocini di inclusione sociale

«L’Orto botanico è un posto speciale, mi fa sentire rilassata come se fossi al mare. Lavorare qui mi permette di imparare tante cose che prima non conoscevo, e con la mia attività all’interno della biblioteca sto scoprendo delle capacità che non immaginavo di avere».
A. è una ragazza catanese di 21 anni, e come si dice in questi casi, è “entrata precocemente nel circuito penale”. Dagli inizi di aprile sta però svolgendo un tirocinio di inclusione sociale nel giardino scientifico dell’Università di Catania, insieme a G., suo coetaneo, anch’egli seguito dagli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni del Tribunale, impegnato con lavori di manutenzione del verde.

Ad accogliere il professor Priolo c’erano anche il direttore dell’Orto Botanico, Gianpietro Giusso del Galdo, la direttrice degli Uffici di Servizio Sociale per i Minorenni Roberta Montalto e l’assistente sociale Enza Rosano, i professori Teresa Consoli, Attilio Scuderi e Fabrizio Siracusano, che stanno curando il progetto per conto dell’Ateneo, gli operatori della cooperativa Prospettiva, da anni impegnata sui temi della devianza minorile, il referente dell’Istituto Psicoanalitico di Ricerca Sociale di Roma, Antonio Fisichella, e il tutor dei ragazzi, Giuseppe Siracusa.

L’Università di Catania ha risposto prontamente, ha offerto la disponibilità delle proprie sedi, ha verificato l’idoneità e la congruità dei servizi con i profili dei ragazzi da accogliere e, per questa prima sperimentazione, ha individuato l’Orto botanico come luogo di avvio del progetto.
«Se il progetto pilota avrà successo – ha voluto precisare il rettore – abbiamo tanti altri luoghi che possono ospitare esperienze analoghe: penso ai nostri musei, ma anche all’azienda agraria sperimentale. L’Università non deve occuparsi solo di formazione e ricerca, ma deve poter offrire al proprio territorio iniziative concrete di solidarietà e di inclusione sociale. Nella nostra struttura questi ragazzi possono acquisire nuove conoscenze, dandoci al tempo stesso una mano e divertendosi. Questo progetto ha tutto per poter diventare un valore aggiunto per le loro vite».
«L’Orto è inclusivo per sua stessa natura – ha sottolineato il professor Giusso del Galdo, ringraziando tutto il suo staff per l’accoglienza quotidianamente riservata ai due ragazzi -, è un prezioso giardino aperto a tutta la città, per questo vogliamo sempre più esprimere tutto il nostro potenziale sociale anche con progetti riservati a persone diversamente abili».

Come recentemente testimoniato dall’inchiesta della Commissione Antimafia sulla Condizione Minorile a Catania, infatti, nelle periferie cittadine la situazione è davvero allarmante e impressionanti sono anche i dati sull’abbandono scolastico.
«È un segnale importante, un atto di responsabilità che l’Ateneo manifesta verso il territorio e soprattutto verso i giovani che finiscono nel circuito penale per mancanza di alternative e per l’assenza delle istituzioni. Mostrando da tempo sensibilità e attenzione verso i fenomeni di devianza e criminalità del nostro territorio, UNICT ha perciò accettato di sostenere attivamente percorsi alternativi di crescita per questi ragazzi e ragazze, di ospitarli presso le proprie sedi e di testimoniare che le istituzioni possono fattivamente aiutarli a costruire un futuro diverso», ha sottolineato, anche a nome dei colleghi Scuderi e Siracusano, la professoressa Teresa Consoli.
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